Il cavallo incantato

Il cavallo incantato

I Raccontastorie – Fascicolo 10

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      06 - Il cavallo incantato

 

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Per il cinquantesimo compleanno del Re Sabur di Persia, arrivò da ogni parte del paese una gran quantità di doni. C’erano oro e argento, mantelli e cammelli, e carri pieni di mussola e seta. Ma il regalo più bello di tutti fu quello di un bizzarro nano tutto vestito di nero. Egli donò al re un cavallo intagliato nell’ebano, con una sella di cuoio scarlatto e una bardatura d’oro sonante. «Magnifica fattura davvero!» commentò Sabur. «Sembra proprio un cavallo vero.» «Ma non si muove come un vero cavallo, Maestà» rispose il nano

con una smorfia maligna. «Questo è un cavallo magico. Può volare oltre l’arcobaleno e più lontano del più lontano oceano.» Il Re Sabur gongolava e il suo unico figlio, il bel principe Kamar, saltò in sella. «Dimmi come funziona!» esclamò. «Ti prego, fammelo cavalcare!» Ma il Re alzò la mano, facendogli segno di tacere. «Questo è davvero un regalo meraviglioso» disse al brutto nano. «Voglio darti qualcosa in cambio. Chiedi ciò che vuoi, qualunque cosa. Se dipende da me, prometto che sarai esaudito.»

«Sapevo che mi avresti detto così», ghignò il nano. «Ti chiedo unicamente di darmi in sposa la tua bella figlia.» Il Re impallidì. «Immagino che dipenda da te darmela, vero?» «Beh, sì…» rispose il Re con aria infelice. «E tu mi hai promesso qualcosa, qualsiasi cosa, vero?» «Beh, ehm, sì…» mormorò ancora il Re con gli occhi pieni di lacrime. «Non farlo, padre!» urlò il Principe Kamar ancora sul cavallo. «Non dare a questo straniero la tua unica figlia, la mia bella sorella. Ti ha indotto con l’inganno a fargli questa promessa. Non sei obbligato a mantenerla!» «Ah, questo è vero», si disse il Re. E poi, al nano: «Mi dispiace, ma credo proprio di non poterti dare la mia unica figlia, la mia bella figlia, in moglie.» Il nano era furioso, specialmente con il principe Kamar. Si avvicinò

al cavallo e gli tirò le redini. Istantaneamente, il cavallo magico si animò. Gli zoccoli scalpitarono sul pavimento di marmo. Poi saltò la ringhiera del balcone e spiccò il volo, galoppando sempre più veloce e sempre più in alto, mentre Kamar si teneva disperatamente attaccato alla criniera. Il Re fissava la scena a bocca aperta. «Torna indietro, Kamar! Scendi giù!» «Non può» ghignò il nano, «Non sa dove si trova il meccanismo per far scendere il cavallo. Volerà sempre più in alto finché sarà incenerito dal calore del sole. Tu non mi hai voluto dare la tua unica figlia e allora io ti ho preso il tuo unico figlio, e non lo rivedrai mai più.» Il Re Sabur fece gettare il nano nella segreta più buia del palazzo e annullò la festa per il suo compleanno. In tutta la sua vita, non era mai stato più infelice.


Intanto Kamar, in groppa al cavallo volante, aveva sempre più caldo, perché si avvicinava sempre di più al sole. Fece di tutto per far scendere il cavallo: gridò, gli dette dei calci nei fianchi, gli tirò le redini e la criniera. Ormai aveva perso ogni speranza. «Mi spiace di averti urlato, di averti preso a calci e di averti tirato la criniera» disse al cavallo, parlandogli come fosse stato un vero animale. E lo accarezzò sul collo di ebano. E proprio là, sotto la criniera di seta, trovò il meccanismo, non più grande di uno spillo. Lo spinse e il cavallo di ebano si gettò a capofitto giù dal cielo e Kamar dovette tirare forte le redini per non inabissarsi in mare. Infine, sorvolarono una terra arida in un Paese straniero. Volarono sopra una città magnifica, e Kamar fece fermare il cavallo sul tetto di uno splendido palazzo. Passando attraverso un lucernario, si trovò in una bella

camera da letto. Nel letto dormiva profondamente una bella dama. Kamar si innamorò di lei a prima vista. «Svegliatevi, signora», sussurrò. «Chi è vostro padre? Voglio assolutamente chiedergli la vostra mano!» La principessa Shaleem si svegliò e vide gli occhi azzurri di Kamar e i suoi capelli neri e riccioluti. E anche lei si innamorò di lui. «Ladro, bandito! Cosa stai facendo nella camera da letto di mia figlia?!» Il Re era apparso sulla porta e lo minacciava con il pugno. «Non sono un malfattore, Sire. Sono il Principe Kamar di Persia. Volete concedermi la mano di vostra figlia?» «No davvero!» tuonò il Re. «Ti farò decapitare, per tanta impudenza!» La Principessa Shaleem emise un grido soffocato. «Non sarebbe onorevole per un principe di Persia» ribatté Kamar


educatamente. «Piuttosto combatterò da solo contro tutto il vostro esercito, pur di poter sposare vostra figlia.» «E allora dovrai proprio farlo!» concluse trionfante il Re. Egli aveva un esercito di mille cavalieri, e quindi

Kamar sarebbe stato comunque ucciso. Perciò, cos’aveva da perdere? «Vuoi un cavallo da combattimento?» «Grazie, Sire, ma ho il mio» rispose Kamar. Il mattino seguente, i mille cavalieri erano pronti, schierati in un campo vicino al palazzo. Sfoderarono le spade e partirono al galoppo; ed ecco mille lame affilate brillare al sole, mentre i cavalli sollevavano con gli zoccoli zolle di terra al loro passaggio. Shaleem osservava la calma straordinaria del Principe Kamar. Il suo cavallo era completamente immobile, come se fosse di legno. «Oh Kamar, ti prego, vattene!» gli gridò. «Non voglio che tu muoia per colpa mia!» Ma Kamar la salutò con la mano, sorridendo e sollevò le redini del cavallo.

E quando il primo cavaliere brandendo la spada stava per raggiungere il Principe, Kamar tirò le redini e si alzò in volo. Superò le mille teste e le mille spade e atterrò dall’altra parte dell’esercito. I cavalieri stupefatti si voltarono inciampando gli uni sugli altri, e quando ripartirono all’inseguimento nell’altra direzione, Kamar si alzò nuovamente in volo e volò basso sopra le loro teste, tagliando con la sua spada ricurva le piume dei loro turbanti. Un’ora più tardi, mille cavalieri esausti giacevano sull’erba. Erano tutti caduti da cavallo, e tutti avevano perduto le piume dei loro turbanti. Il Principe Kamar tornò in volo dalla Principessa Shaleem che, seduta alla finestra, rideva e applaudiva. La prese in sella e con lei ripartì verso il cielo. Intanto il Re Sabur e la sua unica figlia, la sua bella figlia, erano sul balcone del palazzo reale di Persia. Dapprima pensarono che quella forma nera nel cielo fosse un uccello. Poi videro una coda di seta e una capigliatura bionda fluttuare nel vento. Era Kamar, con la bellissima Shaleem, sul cavallo magico. Nei cinquant’anni della sua vita, il Re Sabur non era mai stato più felice.