I Raccontastorie – Fascicolo 12
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Il giovane gabbiano esitava sullo scoglio, troppo spaventato per volare. Fece una corsetta proprio in cima allo scoglio e batté le ali, ma lontano sotto VOLO di lui c’era il mare aperto e lui era sicuro che le sue irsute alucce marroni non lo avrebbero sostenuto. Così si girò e tornò dentro al nido in cui era nato. Nemmeno quando i suoi fratelli e le sue sorelle corsero in cima allo scoglio, sbatterono le ali e presero il volo, riuscì a raccogliere abbastanza coraggio da imitarli. E anche se mamma e papà gabbiano lo chiamavano, insistevano perché volasse, lo minacciavano di lasciarlo morir di fame sullo scoglio se non si fosse deciso, lui non riusciva a muoversi.
Per tutto il giorno nessuno gli si avvicinò, e lui rimase ad osservare i genitori che volavano tutt’intorno con i suoi fratelli e sorelle, insegnando loro ad alzarsi più in alto o a scendere in picchiata, rasentando le onde per catturare i pesci. Vide suo fratello grande acchiappare la sua prima aringa, mentre i genitori gracchiavano orgogliosi; ma a lui nessuno portò del cibo.
Il sole stava tramontando. Al mattino aveva trovato un pezzetto di pesce secco, ma ora non c’era
più nemmeno una briciola di cibo. Cercò fra le erbacce e le pagliuzze del nido di famiglia. Masticò perfino dei pezzetti secchi di guscio d’uovo, lo stesso uovo dal quale era uscito.
I suoi fratelli e le sorelle sonnecchiavano sulla scogliera di fronte a lui.
Il padre si lisciava le penne del dorso. La mamma stava su un piccolo scoglio appuntito con il suo bianco petto in fuori. Lacerò un boccone da un pesce che giaceva ai suoi piedi e poi strusciò il becco sulla roccia nera. La vista del cibo lo fece impazzire. Lui adorava lacerare il pesce in quel modo, strusciando il becco di qua e di là per affilarlo! Con un grido, la pregò di portargli del cibo. E continuò a pigolare pietosamente finché emise uno stridio di gioia: la mamma aveva preso nel becco un pezzo di pesce e stava volando verso di lui! Si spinse in fuori impaziente zampettando sullo scoglio e cercando di avvicinarsi a lei. La madre gli si fermò proprio di fronte con le zampe penzoloni, le ali aperte, ma immobile. Rimase lì a mezz’aria con il pesce nel becco quasi alla portata del piccolo. Ma perché non si avvicinava? Perché non gli dava il pesce? Fece un balzo verso il cibo. Con un acuto stridio cadde dallo scoglio, giù, giù nel vuoto! La madre scese a capofitto sopra di lui. Mentre il piccolo gabbiano precipitava sentiva il fruscìo delle sue ali sopra di lui. Fu sopraffatto dalla paura e si sentì fermare il cuore. Non udiva più niente. Ma durò solo un istante. Sentì all’improvviso che le sue ali si aprivano. Sentiva come le punte delle ali fendevano l’aria. Ora non cadeva più.
Fluttuava piano piano verso il basso. Non aveva più paura; si sentiva solo un po’ stordito. Poi sbatté le ali e si innalzò in volo. Stridendo di gioia, sbatté le ali di nuovo e si alzò ancora “- più in alto. Gonfiò il petto e virò verso il vento. La madre, che gli volava accanto, lo sfiorò. Egli rispose con un altro grido. Poi dimenticò completamente che fino a poco prima non sapeva volare affatto e cominciò a tuffarsi e a veleggiare. Ora era vicino all’acqua, volava proprio a pelo della superficie scintillante. Vide le piccole crestine bianche muoversi sul mare verde-blu e osservò come la sua famiglia vi si posava sopra. Gli stavano facendo cenno, lo chiamavano. Abbassò le zampe per posarsi sull’acqua, ma si accorse che affondava! Stridendo di paura, cercò di alzarsi di nuovo in volo, sbattendo le ali. Ma le zampine affondavano sempre di più e ora l’acqua gli toccava la pancia. E poi… e poi non affondò oltre. Stava galleggiando! E intorno a lui la famiglia strideva, lo acclamava, gli offriva pezzetti di pesce. Era fatta. Il piccolo gabbiano aveva compiuto il suo primo volo!