I Raccontastorie – Fascicolo 11
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Quando la gente di Lilliput si rese conto che Gulliver non intendeva fo alcun male e che era un uomo cortese e amichevole, lo slegarono e lo lasciarono libero. «Ma devi rovesciare le tue tasche» disse l’Imperatore, «perché vogliamo essere sicuri che tu non nasconda un’arma pericolosa.» Gulliver, che aveva cominciato a capire il linguaggio dei lillipuziani, si vuotò le tasche e rovesciò tutto il loro contenuto per terra. L’Imperatore rimase così colpito — e così perplesso
— da ciò che vide, che permise a tutta la popolazione di venire ad ammirare quegli oggetti straordinari. «E ora devi promettere di vivere in pace con tutti gli abitanti di Lilliput», gli disse l’Imperatore Golbasto, «e di difendere Lilliput dai suoi nemici.» «Mi meraviglia molto sentire che avete dei nemici, Maestà», disse Gulliver educatamente. «Oh sì! Siamo in guerra con il popolo di Blefuscu. Non lo sapevi? Vivono in un’isola lontanissima, laggiù oltre il mare.»
Difatti, stando in punta di piedi, Gulliver riusciva a intravvedere l’isola che, in realtà, non era affatto lontana, ma separata da Lilliput solamente da uno stretto braccio di mare. Riparato dalla scogliera dell’isola, stava il porto di Blefuscu, con la sua flotta di cinquanta potenti navi da guerra (non più grandi delle barchette con le quali Gulliver aveva giocato da piccolo!) «Portatemi cinquanta sbarre di ferro» disse Gulliver alla gente
di Lilliput, che con sforzi sovrumani gli portò le cinquanta travi richieste. Erano appena più grosse di spilli e Gulliver le piegò ad una ad una a forma di ami. «Ora portatemi la corda più grossa che avete» disse ancora. E i lillipuziani gli portarono il filo sottile che lui voleva. Gulliver legò il filo agli ami e si inoltrò nel mare. In pochi minuti raggiunse a nuoto Blefuscu, poi, arrivato all’acqua bassa, Gulliver si drizzò in piedi e si avvicinò. alla spiaggia.
Trentamila soldati Blefuscani erano schierati sulla spiaggia pronti ad invadere Lilliput, ma la vista di Gulliver che emergeva dalle onde, seminò il terrore nei loro trentamila cuori. «Ublun gibligablanteble!!!» gridarono, pensando che Lilliput aveva trovato uno spaventoso gigante per combattere contro di loro. «Cibli ublucciblideblerablà tubluttibli!» E i marinai
delle cinquanta navi saltarono in mare per salvarsi. I soldati gettarono via gli archi e le frecce, e fuggirono a nascondersi sulle montagne di Blefuscu. Gulliver si scosse l’acqua di dosso e poi tirò fuori gli ami con i fili attaccati e li assicurò alla prua di ogni nave in porto. Poi tagliò le ancore con il suo temperino e quindi, prendendo in mano i cinquanta fili, guidò le navi fuori dal porto oltre lo stretto, fino a Lilliput.
La gente di Lilliput era esultante e gridò fino a perdere la voce, quando vide Gulliver guadare lo stretto tirandosi dietro la flotta nemica, con le cinquanta cordicelle sulle spalle. Quando arrivò alla spiaggia gli gridarono: «Viva l’Uomo Montagna. Ha salvato Lilliput!» Gulliver condusse le navi nel Porto Reale e poi andò dall’Imperatore. «Ora, dimmi» chiese accoccolandosi vicino al palazzo. «Perché Lilliput è in guerra con Blefuscu?» «Perché è un popolo di malvagi!» rispose l’Imperatore Golbasto, ancora ebbro di gioia alla notizia della vittoria. «Mangiano le uova sode dalla parte rotonda! Ci crederesti mai?! Che abitudine disgustosa! Ma ora che li abbiamo sconfitti, li costringeremo con la forza a mangiarli dal lato a punta.» Gulliver non credeva alle sue orecchie. «E per questo siete entrati in guerra!» esclamò, «Se lo avessi saputo non vi avrei mai aiutati.» All’improvviso si sentì terribilmente
solo fra quella gente, e desiderò di ritornare a casa. Gli dispiaceva per i Blefuscani sconfitti e decise di andare all’isola per scusarsi. Ma quando l’Imperatore Golbasto lo venne a sapere, si infuriò. «Questo è tradimento!» gridava. «Proprio così! Ha tradito Lilliput! Lo giustizierò! Avvelenategli le bevande!
Bruciategli la casa! Con tutta «Va bene», sbottò Golbasto. probabilità proprio in questo istante sta «Allora gli caverò gli occhi.» mangiando un uovo sodo dalla parte Il trombettiere di corte venne rotonda!» mandato da Gulliver per comunicargli Il Primo Ministro fece notare che la sentenza. , aver in casa un gigante era piuttosto Gulliver era appena ritornato utile. «Io non credo che dovremmo le Blefuscu e stava sdraiato al sole, uccidere l’Uomo Montagna, Vostra li in attesa che gli si asciugassero gli abiti. Maestà.»
«Va bene» sbottò Golbasto «Allora gli caverò gli occhi.»
Il trombettiere di corte venne mandato da Gulliver per comunicargli la sentenza.
Gulliver era appena ritornato da Blefuscu e stava sdraiato al sole, in attesa che gli si asciugassero gli abiti.
Il trombettiere si fermò vicino al suo orecchio e suonò una fanfara.
«O Uomo Montagna, straniero e traditore» lesse ad alta voce da un papiro. «Il glorioso Imperatore Golbasto ha deciso di risparmiarti la vita…» Gulliver si sedette e fissò sbalordito l’araldo. «… Ma siccome hai tradito Lilliput, domani a mezzogiorno gli arcieri reali ti accecheranno con le loro frecce più acuminate. Lunga vita a Golbasto!» Gulliver raccolse rapidamente i suoi pochi averi e corse attraverso a città fino al porto, dove era attraccato i Oaleone reale di Golbasto, la nave grande della flotta lillipuziana.
Gettò frettolosamente nella barca la sua giacca, la pistola e il cappello, la spinse fuori dallo stretto porticciolo e nuotò fino al mare aperto. Non si voltò nemmeno una volta a guardare le sponde di Lilliput, e presto non udì intorno a sé che il rumore delle onde. Poi si arrampicò nel galeone. Era grande come la culla di un bambino e le gambe e le braccia gli penzolavano fuori. Il vento e la marea lo spinsero per molte miglia nell’oceano, e cullato dal dolce movimento dell’acqua, Gulliver si addormentò profondamente. Dopo molte ore, un marinaio di una nave mercantile, di guardia sulla coffa, avvistò col cannocchiale il galeone.
Dapprima pensò che si trattasse di un barile caduto da una nave, ma poi vide Gulliver. Immediatamente venne calata una barca a remi per poterlo raggiungere. Gulliver ringraziò molto il capitano per averlo salvato e con il galeone sotto il braccio andò in cabina a riposarsi. Per la prima volta dopo tanti mesi poté distendersi in un vero letto! E ogni sera, in quel lungo viaggio verso casa, cenò al tavolo del capitano, raccontandogli le sue straordinarie avventure nel Paese di Lilliput.