La giacca volante

La giacca volante

I Raccontastorie – Fascicolo 15

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      06 - La giacca volante
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Il Professor Popoff viveva con sua moglie in una bella casa gialla vicino al mare. Le sue giornate trascorrevano serene tra l’insegnamento, la cura del giardino e la pesca. Il Prof. Popoff era quasi sempre di buon umore, ma c’erano solo due cose che gli davano fastidio: comprarsi dei vestiti nuovi e andare a Londra in treno per le sue conferenze. Una bella mattina di mezza estate, mentre zappava il giardino, il Professore avvertì dietro di lui il rumore di qualcosa che si strappava. «Oh, povero me» borbottò, «ho l’orribile sensazione che si tratti della mia giacca.» Aveva proprio ragione. La sua giacca era così vecchia e usata che si era spaccata in due. Avrebbe potuto continuare a usarla, mettendosela alla rovescia, ma perfino lui si rendeva conto di quanto sarebbe stato ridicolo con la parte rotta svolazzante davanti e la fila di bottoni sulla schiena. «Non c’è niente da fare» sospirò. «Dovrò comprarmene una nuova.» E andò dal sarto. Ora, dovete sapere che in una di quelle notti di mezz’estate, degli elfi birichini erano entrati di soppiatto nel negozio del sarto e… avevano fatto una magia a una delle giacche appese in vetrina: l’avevano trasformata in una giacchetta
volante! Ciò voleva dire che se chi la indossava avesse espresso il desiderio di essere “altrove” la giacchetta si sarebbe alzata subito in volo. Naturalmente il Professor Popoff non sapeva niente e quando vide la giacca in vetrina, decise di comprarla perché gli piaceva la stoffa con cui era fatta. Così entrò nel negozio per provarsela. Il sarto fu più che felice di poter finalmente vendere quella giacchetta antiquata.

«Le sta a pennello» disse con entusiasmo al Professore, aiutandolo a indossarla. «Sembra fatta su misura per lei.» Il Professore era d’accordo. «Non la incarti» disse. «La tengo addosso. Per fare una sorpresa a mia moglie, sa. Sono mesi che si lamenta della mia vecchia giacca.» Il Professore pagò e uscì dal negozio tutto orgoglioso. Desiderava che sua moglie vedesse subito la giacca, ma poi pensò che avrebbe fatto bene a pescare del pesce per il pranzo. Se ne andò con aria spavalda al porto e dopo un po’ era già in mare con la sua barchetta. «Che bella giornata!» esclamò guardando il cielo azzurro e il mare calmo. la lenza. Era certo che presto qualche pesce avrebbe abboccato. Ma il tempo passava e… nemmeno uno strattone alla canna. Dopo un po’
si alzò anche il vento. Grosse nuvole nere apparvero all’orizzonte e le onde cominciarono a infrangersi con forza contro la barchetta. «Uffa! Non solo non ho pescato nemmeno un pesce, ma la mia giacca nuova si sta anche bagnando di spruzzi. Come vorrei essere

a casa, nel mio giardino!» La magia entrò subito in azione. La giacca volante si alzò in aria… con il Professore dentro! «Santi Numi, cosa sta succedendo? Sto volando! Sto volando in direzione della città. Ecco laggiù il molo… e l’Università! Ah, eccomi sopra casa mia!» E la giacchetta cominciò dolcemente a planare, piano piano e con molto garbo. «Beh, questa poi! Sono nel mio giardino! Non posso crederci! È merito della giacca; dev’essere una giacchetta magica!» Il Professore si precipitò dalla moglie. «Cara, guarda che giacca fantastica!»
«Oh, è molto carina! Ma caro, è troppo carina per lavorarci in giardino.» «Ma che giardino e giardino!» si spazientì il Professore. «Stai a vedere! Hm, vorrei… vorrei essere in giardino.» Il Professore partì sparato verso il soffitto, attraversò la finestra e atterrò in giardino. La signora Popoff non era mai stata così sbalordita in vita sua. Corse in giardino e là si fermò, senza parole. «È magica» le spiegò il Professore. «È una giacchetta volante.» «Incredibile!» balbettò la signora Popoff. «Ma pensa che meraviglia.

Potrai andare volando, alle tue conferenze a Londra, invece di fare quei viaggi in treno che odi tanto.» Il Professor Popoff la guardò dubbioso. «Hm, non so se è una giacca da lunghi viaggi.» «Beh, vedremo. Dovrai prima esercitarti un po’.» «Comincerò subito», esclamò il Professore. Passò il resto della mattinata facendo qualche voletto in sala da pranzo e fuori in giardino, per imparare a guidare la giacca. Quando finì l’estate, il Professor Popoff era diventato un esperto. Infine, il giorno tanto atteso arrivò. Avrebbe
tentato il volo fino in città per partecipare a un congresso di professori. Si mise uno zaino in spalla e uscì allegramente in giardino, salutando la moglie con la mano. «Quando tornerò mi vedrai» le gridò. Poi, tirando un gran sospiro, disse: «Vorrei essere a Londra» e si alzò in aria. «Questo sì che si chiama viaggiare», gongolò mentre sorvolava campi e villaggi. Ma dopo un po’ cominciò a sentire una gran fame. «Bisogna che mangi un panino» pensò e cominciò a frugare nel suo zaino. «Oh, caspita! Mi sono dimenticato di prenderlo. Ho con me solo il pigiama e lo spazzolino da denti.»

Mentre stava dicendo queste parole, la giacca fece una brusca virata abbassandosi, mentre un mostro d’argento passava rombando sopra di lui. «Santi Numi!» gridò, quasi catapultato fuori dalla sua giacchetta. «È un aereo che sta per atterrare. Oh, come vorrei essere già al sicuro sulla terra, magari con qualcosa di buono da mangiare.» Il Professore si era dimenticato che la giacca poteva esaudire ogni suo desiderio e fu quindi sorpreso quando cominciò a planare fra le nuvole, scendendo sempre più in basso, fino ad atterrare nel cortile di una scuola. La maestra di prima rimase allibita alla vista di quel visitatore inatteso che entrava nella sua classe. Pensò che si trattasse dell’Ispettore scolastico e si precipitò fuori per cercare caffè e biscotti da offrirgli. Mentre lei era assente il Professore giocò con i bambini, che gli mostrarono i barattolini di pittura colorata che usavano per dipingere. Il Professore rimase affascinato a quella vista e tutto eccitato disse: «Come mi piacerebbe averne un po’!» «Ti daremo un po’ di pittura di ogni colore» replicarono i ragazzi, «li metteremo dentro a dei barattolini vuoti.»
«Ah, i miei colori preferiti!» esclamò, «Rosso e verde, blu e giallo, viola e arancione. Grazie, grazie tante.» Ma si era fatto tardi e il Professore doveva andarsene. I ragazzi Io guardarono affascinati mentre decollava dal cortile e spariva fra le nuvole. Il vento cominciò a soffiare forte ed egli aprì le braccia per mantenersi in equilibrio. Ma il vento era così forte che proprio mentre sorvólava la cittadina di Newcastle, gli fece volare tutti i colori tra le nuvole. «Oh, Santi Numi» farfugliò lui, «come vorrei essere già a Londra.» E, grazie alla giacca magica, in meno di un’ora era a Londra al congresso di professori.

«La mia giacca vola più veloce di un aereo», pensò. «Potrei rientrare a casa stanotte stessa e arrivare domattina per l’ora di colazione.» Fu così che, al calar della notte, il Professore decollò dalla città illuminata e puntò verso casa. Era stanchissimo dopo il viaggio di andata e una giornata densa di attività, e si addormentò subito, stretto nella sua giacchetta volante. Si svegliò solo quando con un tonfo atterrò nel giardino di casa. La signora Popoff fu felicissima di rivederlo così presto e ascoltò con molta attenzione il resoconto delle sue avventure. Dopo colazione, il Professore si mise a leggere il giornale e… «Oh, senti questa, cara» esclamò rivolto alla moglie: «Pioggia colorata su Newcastle. Gli scienziati non riescono a spiegare il fenomeno.» Lei rise di gusto. «Glielo dirai che sei stato tu a versare del colore tra le nuvole?» chiese. «Oh, no credo sia meglio mantenere il segreto», le rispose ridendo il Professore. «Non racconteremo mai a nessuno della giacca magica. D’accordo?» E, volete saperlo? Fecero proprio così!