I Raccontastorie – Fascicolo 18
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Quando la spaventosa creatura strisciò fuori dal lago e giacque sulla riva, nessuno osò più avvicinarsi. La sua enorme coda circondava completamente l’acqua e il suo verde corpo squamoso sprofondava nel fango della riva. La bestia sbatteva le ali coriacee per rinfrescarsi e da sotto le palpebre ‘abbassate _scintillavano i suoi maligni occhi verdi. Era il drago
più malvagio e ripugnante che si fosse mai visto. La gente chiuse le porte della città e sprangò quelle delle case e delle finestre, ma non per questo si sentiva al sicuro. Il drago era più grande della chiesa, più grande del Palazzo Reale. Se fosse venuto in città in cerca di cibo, non avrebbero potuto fare niente per scacciarlo. Quella notte, lo udirono allontanarsi dal lago e trascinarsi nella fanghiglia. Tump, tump, tump, facevano le sue enormi zampe uncinate.
Vusc, vusc, faceva la coda squamosa strisciando per terra. Lingue di fuoco scaturirono dalle sue narici e bruciarono le porte della città. Il mostro si affacciò ad ogni finestra. Le donne gridavano, i bambini piangevano, gli uomini si nascondevano, e a Palazzo, la Principessa Sabra pregava. Il drago continuò ad avanzare fra le case, con lo stomaco vuoto che gli brontolava. «Ha fame», diceva la gente. «Sta cercando da mangiare», e tremavano nei loro letti. «Roaaoor» ruggì il mostro precipitandosi per le strade, travolgendo al suo passaggio quelli che fuggivano terrorizzati. Il drago procedeva con il suo passo pesante, scrutando da ogni lato. Sembrava che cercasse qualcosa. Poi, con un enorme fiotto di fuoco dalle narici, incendiò tutta una fila di case. Al mattino, mentre il fumo si levava ancora dalla città,
la grossa bestia fece ritorno al lago. «Dobbiamo dargli quello che vuole… qualunque cosa sia», disse il Re. Così mandò a chiamare Baldassarre, l’uomo più saggio del regno, e gli chiese se sapeva cosa volesse la bestia. «Cerca la fanciulla più pura e più bella della città», rispose Baldassarre. «La cerca per divorarla.» Il Re si fece triste e cupo. La Principessa, sua figlia, era sicuramente la fanciulla più pura e più bella di tutto il regno, lo dicevano tutti. «Non la darò in pasto al drago!» esclamò il Re. «Non posso!» Ma quella stessa notte, il drago tornò in città in cerca della fanciulla più pura e più bella e, non trovandola, incendiò un’altra fila di case. «La città intera verrà distrutta se non darete al drago ciò che vuole!» gridava la gente.
E, alla fine, il Re dovette cedere. La bella Principessa venne condotta oltre le rovine delle porte della città e legata a un palo. Il drago rialzò subito la sua testa squamosa e si trascinò fuori dal fango. Spalancò le ali e un po’ correndo, un po’ volando, si precipitò sulla Principessa. In quel momento, un cavaliere fermò il suo cavallo vicino al lago per abbeverarlo. Si chiamava Giorgio ed era l’uomo più coraggioso del regno. Guardando verso la città, vide l’enorme ombra del drago sovrastare la Principessa, con il collo arcuato e la boccaccia spalancata. Il calore del suo fiato infuocato aveva già bruciacchiato l’orlo della veste di Sabra e la punta dei suoi capelli dorati. Il cavaliere balzò a cavallo e galoppò verso il drago. «Fermati!» gridò. «Io sono Giorgio, il cavaliere più coraggioso del regno. Non divorerai questa fanciulla finché non avrai combattuto contro di me!» Il drago lo guardò, ancora più verde per la rabbia, tanto da sembrare un coccodrillo con le ali!
Con un alito di fuoco bruciacchiò la gualdrappa del cavallo di Giorgio, ma il cavaliere alzò lo scudo, e le fiamme si rivoltarono contro il drago. Poi Ser Giorgio abbassò la visiera dell’elmo e caricò la bestia, lancia in resta, proteggendosi il petto con lo scudo. Il drago, con un morso, ingoiò la lancia e la risputò a pezzi, poi, afferrato Ser Giorgio con gli artigli, lo tirò giù di sella, facendogli perdere l’elmo. Allora il cavaliere brandì con le sue mani la sua ascia da guerra. La fece roteare intorno alla testa e l’abbatté dove pensava che si trovasse il cuore del mostro. Ma il drago non aveva cuore e l’ascia si infranse in mille pezzi. Poi, la bestia, con un colpo della grossa coda verde, fece cadere Giorgio. Allora egli estrasse la sua lunga spada e, roteandola, si precipitò verso il petto del mostro e la conficcò in tutta la sua lunghezza, fra una squama e l’altra.
Il drago emise un ruggito di dolore e si abbatté sulla schiena, facendo tremare la terra sotto di sé. Con enorme coraggio, Giorgio alzò nuovamente la sua grande spada e la calò con tutta la sua forza sulla testa del drago. Quando la gente vide che il drago era morto, lanciò grida di gioia e inneggiò al cavaliere.
Giorgio liberò la Principessa e, mano nella mano, andò con lei dal Re. «Stabilisci tu stesso la tua ricompensa», disse il Re. «Avrai qualunque cosa, se è in mio potere dartela». E Giorgio chiese come ricompensa la più bella giovane sposa del regno: la Principessa che aveva salvato.