I Raccontastorie – Fascicolo 20
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Era già sera quando Heidi e zia Dete arrivarono a Francoforte. Camminarono per stradine buie e strette finché giunsero a una grande casa dall’aspetto piuttosto severo. Dete suonò il campanello. «Ho portato Heidi, la compagna Clara», disse al maggiordomo che venne ad aprire la porta, Furono fatte entrare nello studio, dove Clara, in compagnia della signorina Rottenmeier, la governante, le stava aspettando, Clara sedeva in una poltrona a rotelle ed era pallida e magra, ma sembrava molto contenta di vedere Heidi. «Come ti chiami?» chiese la signorina Rottenmeier. «Mi chiamo Heidi, e tu?» «Non essere impertinente! E poi Heidi non è un vero nome. Ti chiameremo Adelaide.»
«Come vuole! Ma lo sa che il cameriere assomiglia un po’ a Peter, il pastore delle capre?» Clara ridacchiò di nascosto, ma la signorina Rottenmeier non rideva affatto. «Ma cos’hai imparato quando stavi col nonno?» Heidi ci pensò un po’ su. «Ho imparato che i fiori muoiono se li cogli e che la sera le montagne sono rosse perché il sole dà loro il bacio della buonanotte, e ho imparato a mungere le capre e a fare il formaggio e.,.» «Basta! Io volevo dire: che libri hai studiato?»
«Libri? Io non ho studiato nessun libro. Io non so leggere.» «Non sai leggere?!» La signorina Rottenmeier era allibita, ma Clara batteva le mani e rideva. «Sono sicura che io e te ci divertiremo insieme, Heidi!» esclamò quando la governante uscì dalla stanza. Il mattino seguente, Heidi appena sveglia saltò giù dal letto e corse all’alta finestra. Ma le tende erano grosse e pesanti e quando vi si insinuò dietro, vide che la finestra era sprangata. Come un uccellino in gabbia, corse da una finestra all’altra cercando di aprirle per respirare l’aria del mattino.
Dopo colazione iniziarono le lezioni nello studio. Era molto faticoso per Heidi star sempre seduta e concentrarsi, così quando la signorina Rottenmeier non la guardava, si metteva a parlare con Clara del Nonno, delle capre, della Nonnina e della slitta. Povera Heidi. Ogni mattina la stessa storia. Si svegliava nella grande stanza buia e andava alle sue noiose lezioni, e anche se ormai si era affezionata a Clara, aveva tanta nostalgia del Nonno: ogni pomeriggio, quando non la vedeva nessuno, guardava fuori da quelle immense finestre chiuse, e sognava di essere sulle montagne, con Peter e le caprette.
Col passar delle settimane, si rese conto i non poter più resistere, finché un mattino, invece di indossare uno degli abiti che le aveva dato Clara, si mise la sua vecchia gonna di cotone e il suo scalcinato cappello di paglia e scivolò fuori dalla sua stanza, decisa ad andarsene. Ma proprio mentre stava per scendere le scale, apparve la signorina Rottenmeier. «Adelaide! Dove credi di andare? Ti ho già detto che non puoi scire da sola!» «Ma non sto uscendo, sto andando a casa. Fiocco di Neve è sola e la Nonnina si domanderà perché non sono più andata a trovarla; il Nonno ha bisogno di me per fare il formaggio e io ho tanta voglia di vedere ancora il sole e dare la buonanotte alle montagne!»
«Piccola ingrata!» sbottò la governante. «Vivi in una bella casa, hai un bel letto morbido, — • vestiti nuovi e Clara per farti compagnia. Ma che altro vuoi? E cos’è quell’orrore che hai in testa? Toglitelo immediatamente.» La signorina Rottenmeier chiamò Sebastiano, il maggiordomo. «Brucia questo vecchiume, Sebastiano.» «No! Il mio cappello no!» Ma la governante le strappò il cappello di testa e lo consegnò a Sebastiano. Heidi corse nella sua stanza e pianse fino a sentirsi spezzare il cuore. Ma quando quella sera andò a letto, trovò il suo vecchio
cappello nascosto sotto la coperta. Sebastiano lo aveva salvato! Passarono le settimane e dopo la primavera arrivò l’estate. Clara stava un po’ meglio e si sentiva più forte, Heidi invece era sempre più triste, ed era smagrita. Un giorno, il padre di Clara —al ritorno da un viaggio d’affari – venne ricevuto dalla governante. «Signor Sesemann, io protesto! Bisogna fare qualcosa!» «Di che si tratta, signorina Rottenmeier? Di Clara?» «Ma no, è quella bambina, Adelaide. Deve andarsene. Ha un’influenza negativa su Clara. L’altra settimana le ha portato a casa dei gatti randagi, e le riempie la testa con degli stupidi racconti di capre, di pastori e… e ancora non ha imparato a leggere: nemmeno una parola!» Il signor Sesemann andò in camera di sua figlia e la trovò seduta vicino alla finestra.
«Clara, cos’è questa storia di Heidi che ti sconvolge così tanto? La signorina Rottenmeier dice che è meglio che se ne vada.» «Oh no, papà! È la mia migliore amica. Quando è con me mi racconta sempre delle storie bellissime. Ci divertiamo tanto insieme e non mi sento più sola! Ti prego, non la mandare via!» E così Heidi rimase nella casa i Francoforte, anche se ogni tanto, sera, piangeva fino ad addormentarsi, per il desiderio struggente di trovarsi ancora nella baita del Nonno. Poi arrivò un’altra visita. Si trattava della nonna di Clara. Quando Heidi la vide, le piacque immediatamente, «Tu devi essere Adelaide», disse la nonna sorridendo. «Veramente, gentile signora, io ho sempre pensato di chiamarmi Heidi.» La vecchia signora rise di gusto.
«Gentile signora?! E così che parlate in montagna? Mi devi chiamare nonna, come Clara. E io ti chiamerò Heidi. Ora vieni ad aprire il regalo che ti ho portato.» . Il regalo della Nonna era un bellissimo libro con delle illustrazioni a colori. C’era il disegno di una balena e quello di una barca, quello di un asino e quello di una montagna. E c’era il disegno di un pastorello con le sue capre. Heidi gli dette un’occhiata e scoppiò in lacrime. La nonna le carezzò i capelli e le disse dolcemente: «Forse ti ricorda qualcuno, o qualche luogo che conosci, vero? Vuoi che ti legga la storia?» «Oh sì, grazie!» Heidi non si stancava mai di farsi leggere quella storia dalla Nonna. Non ne aveva mai abbastanza. «Mi piacerebbe essere capace di leggerla da sola», sospirò appoggiando la manina sulle ginocchia della signora.
«E perché non lo fai?» chiese la Nonna. «Oh, io non so leggere; Peter mi ha detto che è difficilissimo.»`’ La Nonna decise di aiutarla e da allora dedicò un’ora al giorno a insegnare a leggere a Heidi. Era così facile capire, quando era lei che spiegava e non la signorina Rottenmeier! Un po’ per volta, gli scarabocchi sulle pagine cominciarono ad avere un senso, e non passò molto tempo che Heidi fu in grado di leggere. La sera si portava in camera il bel libro e fissava il disegno del pastore e delle caprette sui prati al tramonto. Clara ormai era una vera amica per lei e la Nonna era così buona che sentirsi infelici le sembrava una cattiveria Ma una mattina a colazione, mentre le bambine stavano studiando, la Nonna chiese al signor Sesemann: «Era così magra Heidi quando venne da Dòrfli?» «Magra? Tutti dicevano che era così sana e abbronzata che la povera Clara, al confronto sembrava un fantasma!» . «E aveva quei cerchi ner intorno agli occhi? «Ma quali cerchi ne È sempre così allegra.»
La ve la testa. «Beh, questa bambina a soffrendo per qualche cosa e si sta ammalando.» .Quella sera tardi Nonna chiamò Clara
e Heidi nella sua stanza. «Clara», disse a sua nipote. «Ti piace avere qui
Heidi per compagnia?» Clara, sorpresa, rise. – «Ma certamente, Nonna. È la mia migliore amica. Non mi importa nemmeno di essere invalida, ora che c’è qui lei.» «Ma supponiamo che Heidi fosse malata, tanto malata da doversene andare, per poter guarire.» «Heidi non deve ammalarsi. Ma naturalmente dovrebbe andar via, se questo la facesse guarire.» La Nonna baciò la bambina.
«Lo sapevo che avresti detto così, Clara. Heidi, tu soffri di nostalgia per la tua casa, e questa può essere una malattia molto seria.» «Nostalgia di casa?» disse Heidi confusa. «E cosa dovrò fare? Dove mi manderete?» La Nonna fece il viso serio. «C’è una sola cura per questa malattia, e un solo posto dove la si può curare.» «Dove? Dove?!» chiese impaziente Heidi. «Ma a casa, naturalmente!» rise Clara. «Sì, devi andare a casa dal Nonno e dalla Nonnina e da Peter e da tutti glí altri tuoi amici.» Heidi non credeva alle proprie orecchie. Ma il mattino seguente, il suo vecchio cappello di paglia venne tirato fuori dall’armadio e messo in valigia insieme ad alcuni vestiti nuovi. Clara pianse quando arrivò l’ora della partenza.
Sebastiano portò Heidi alla stazione e dopo un po’ le case di Francoforte sfilavano davanti al finestrino del treno. A Dórfli le venne incontro il mugnaio, che la condusse col suo carretto sgangherato fino a casa del Nonno. Heidi vide nuovamente i verdi pendii, le montagne incappucciate di neve e il sole — che al tramonto le tingeva di rosso. Poi scorse il Nonno che, seduto davanti – alla sua baita, guardava verso la valle. Heidi saltò giù dal carretto e corse , a gettargli le braccia al collo, piangendo: «Nonno! Oh, Nonno!» Il vecchio non disse nulla, ma per la prima volta dopo tanti anni ‘ gli si riempirono gli occhi di lacrime. «E così sei tornata dal tuo vecchio Nonno, eh? Ma non ti hanno dato da mangiare in città, bambina? Sei così pallida e magra.» «Non c’era niente che avesse il sapore squisito del latte di qui» rise lei baciandolo ancora. Saltandogli accanto, rientrò con lui nella baita, felice di trovare tutto esattamente come lo aveva lasciato. Poi si sedette sul suo sgabello e bevve una scodella di latte. Quando il sole cominciò a tramontare dietro le montagne, Cigna e Orsetta arrivarono dal pascolo e la felicità di Heidi fu completa. Quella notte, raggomitolata nel suo piccolo letto in soffitta, mormorò: «Che stupida sono, Nonno. Quando ero a Francoforte mì mancavi tu, e ora che sono qui credo che mi mancherà Clara.» «Beh, se ti fa piacere» rispose il vecchio, «Clara può venire a trovarci quassù.» A queste parole Heidi si addormentò, felice di essere di nuovo a casa sulle sue montagne. (Il desiderio di Heidi si avvera nel fascicolo 21)