I Raccontastorie – Fascicolo 20
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Leo piangeva perché aveva fatto scappare il drago rosso dal suo libro magico. «È volato in direzione delle colline», singhiozzava rivolto alla Tata. «Oh, poveri noi!» esclamò lei abbracciandolo. Poi andò a riferire al Primo ministro e al Cancelliere.
Subito avvisarono la gente di stare attenti al drago. L’esercito rimase all’erta fino a sabato pomeriggio, poi tutti se ne andarono a casa a mangiare. Ma anche il drago aveva fame e divorò un’intera squadra di calcio.
Il lunedì seguente inghiottì tutto il Parlamento, incluso i Ministri, con eccezione del Cancelliere che era malato. Il popolo era sempre più furioso e Leo era tristissimo.
Chiese consiglio al Cancelliere. «L’unica che può uccidere il drago è la manticora, Vostra Maestà», disse lui. Leo allora cercò nell’indice del Libro degli Animali la parola “manticora” e lo aprì alla pagina indicata. La bestia ne rotolò fuori sonnolenta, stropicciandosi gli occhi.
«Presto, vai a combattere tu il drago!» la incitò Leo. Ma la manticora non aveva voglia di andare a caccia di draghi, perciò si nascose nelle stalle reali. Fu invece il drago a scovarla e se la mangiò in due bocconi!
Ora non c’era proprio più nessuno cui chiedere aiuto. «Bisogna che salvi il mio popolo da me», sospirò Leo. Si rinchiuse nella biblioteca per un giorno intero e lesse tutti i libri che parlavano di draghi. Alla fine, scoprì una cosa molto importante: i draghi, al sole di mezzogiorno, possono incendiarsi!
Leo portò in giardino il Libro degli Animali, cercò la parola “Pegaso’ e aprì il libro. Un bellissimo cavallo alato volò fuori dalle pagine; tenendo stretto il libro, Leo gli saltò in groppa.
Volarono verso le colline in cerca del drago, e mentre si avvicinavano videro delle spire di fumo grigio alzarsi da un folto di alberi. «Il drago dev’essere lì», urlò Leo. Infatti era proprio lì, che si godeva un sonnellino mattutino.
Mentre gli stavano passando sopra, il drago si svegliò con un terribile ruggito e balzò selvaggiamente contro Pegaso. «Dirigiamo verso il deserto», gridò Leo. Guidò il cavallo alato oltre monti, fiumi e valli, mentre il drago li inseguiva.
Infine arrivarono a un vasto e desolato deserto. Non c’era un filo d’ombra e il sole ardeva implacabile nel cielo. Appena Pegaso fu atterrato, Leo saltò giù e posò per terra il Libro degli Animali, aprendolo alla pagina dove c’era l’illustrazione di una palma. Poi, mentre si precipitava per risalire a cavallo, scivolò e cadde… proprio mentre arrivava il drago!
Il mostro era così accaldato che fumava tutto. Pegaso gli volò intorno, sbattendo le ali come per attizzare un fuoco. Il fumo si trasformò in una nuvola, nascondendo Leo agli occhi del drago.
La bestia lanciò un grido di rabbia che si tramutò presto in rantolo, per il disperato bisogno d’ombra che aveva. Vedendo per terra la palma, si tuffò nella pagina accovacciandosi sotto di essa nel disegno, proprio dov’era stato prima.
«Evviva, ce l’abbiamo fatta!» gridò Leo abbracciando Pegaso. Si udì un gran vociare e girandosi Leo si accorse di essere circondato dal Primo Ministro, dal Parlamento, dalla squadra di calcio e dalla manticora. Il drago li aveva dovuti sputare •u ndo si era slanciato • • al loro inseguimento.
«Pegaso, dovrai riportarli a casa due alla volta», disse Leo. Ci vollero parecchi giorni, ma erano tutti così felici di essere stati liberati dal drago che a nessuno importò molto di aspettare il proprio turno.
E per passare il tempo si raccontavano l’un l’altro le vicende del loro piccolo Re e di come aveva sconfitto il drago (con un po’ d’aiuto da parte di Pegaso, naturalmente!)