“Julia Le avventure di una criminologa” è il fumetto della Sergio Bonelli Editore uscito nel ’98 ideato e sceneggiato da Giancarlo Berardi.
Il genere in cui si è cimentato l’autore è un ‘noir’ ben condotto e documentato: egli trae spunto da fatti di cronaca nera realmente accaduti e attinge le sue risorse dai più aggiornati studi di criminologia. Quest’ultima interseca, avvalendosene, importanti discipline come la psicologia, la psicanalisi, l’antropologia, la sociologia, le scienze giuridico-politiche etc. Ogni Albo della serie è costituito da 130 pagine circa, rispetto alle 98 degli altri Albi della Bonelli. Tale espansione ha consentito a Berardi di imprimere un’andatura cinematografica – tipica nel suo stile – più incisiva. Anche grazie all’uso di un diario – dove la protagonista annota praticamente tutto – attraverso cui il lettore comprenderà la complessa personalità di Julia, la realtà che la circonda, i fatti e la dinamiche dei vari delitti. Julia Kendall è un’affascinante donna dei nostri tempi sulla trentina (le cui sembianze ricalcano quelle di Audrey Hepburn) e vive nell’immaginaria città di Garden City (distante un centinaio di metri da New York). L’espediente di creare una città fittizia – come sfondo dei vari crimini – ha consentito a Berardi di sfruttare un materiale umano tanto ricco quanto eterogeneo e complesso, in modo da descrivere le mille sfaccettature dei diversi strati sociali senza incorrere in errori e/o banalizzazioni. La protagonista, per l’appunto criminologa di successo, oltre a collaborare con la procura distrettuale al fine di risolvere i casi più difficili, insegna criminologia in una prestigiosa università del posto: le sue lezioni riscontrano un notevole successo, perché la stessa dà un taglio interessante e coinvolgente alle tematiche che affronta di volta in volta; inoltre cerca di instaurare con i partecipanti un dialogo che vada oltre il mero e formale rapporto docente- studente. Osservandola agire sul campo, notiamo da subito tenacia, determinazione e meticolosità, ma i tratti salienti che caratterizzano il suo lavoro sono questi: spiccata sensibilità e capacità intuitiva. Infatti, nel corso dei numerosi e coinvolgenti episodi Julia, avvalendosi di una metodologia scientifica e rigorosa, ricercherà le cause formali e sociali di un delitto, nondimeno quelle recondite: le ragioni inconsce e traumatiche, che spingono un killer a compiere le maggiori atrocità sulle sue vittime. Per meglio intenderci, cito dal suo diario (episodio N° 1, ‘Gli occhi dell’abisso’): “Per la polizia, un assassino è sempre e solo un colpevole. Al criminologo, invece, interessa anche quanto è stato vittima a sua volta. La violenza è sempre frutto di un’altra violenza.” . Ciò implica che il criminologo cerchi di immedesimarsi con l’assassino per prevederne le mosse. Ecco perché lo stesso Berardi, tracciando il profilo psicologico della protagonista, ama definirla ‘detective dell’anima’ . Scendere fra gli abissi più oscuri della personalità del killer, significa intraprendere un viaggio faticoso e angosciante; un viaggio che riserva molte insidie e pericoli. Tuttavia il coraggio, l’intelligenza di Julia e soprattutto la sua particolare attitudine a voler comprendere, e non solo punire, la natura oscena e terrificante di certi comportamenti, avranno la meglio. Ma chi è Julia nel privato? Una donna indipendente e single convinta (in seguito ad alcune relazioni sentimentali infelici), che abita in una villetta elegante e confortevole con la sola compagnia della sua gatta Toni e di Emily (su cui mi soffermerò più sotto). La stessa ama molto il cinema (specie quello degli anni ’40), la musica (suona anche il pianoforte) e la letteratura (dispone di una biblioteca vastissima e ben curata). Soprattutto nei primi episodi di questa collana la vedremo in preda a incubi e notti insonni: strascichi di esperienze traumatiche del suo lavoro. Come accennato, Julia ha l’abitudine di scrivere un diario, grazie a cui ci sarà data visione dei suoi pensieri, fino a cogliere la parte più intima e fragile di questa giovane donna.come anche un po’ della sua solitudine. Lei e la sorella minore, Norma, orfane di entrambi i genitori, sono state cresciute dalla nonna materna, Lillian Osborne (attualmente ultrasettantenne). Norma è una modella di fama internazionale – sempre in giro per il mondo, lontana dagli affetti più cari – con problemi di tossicodipendenza alle spalle non del tutto risolti. Le due sorelle si vogliono bene, ma causa dei rispettivi lavori e dei ritmi incalzanti si vedono e sentono poco. Julia condivide con la nonna la sua apprensione nei confronti di Norma. L’anziana signora per comodità vive in un pensionato, ama molto chiacchierare – Julia va a trovarla tutte le volte che può – e ricordare il passato, soprattutto i giorni felicemente trascorsi con il marito scomparso, Walter (archeologo di fama mondiale). Lillian mette a disposizione la sua saggezza, offrendo alla nipote spunti di riflessione per le proprie indagini. Da nonna affettuosa e premurosa, vorrebbe vederla felicemente sposata. A far parte della quotidianità della protagonista c’è Emily, donna di colore dal passato turbolento: ha avuto diversi mariti e altrettante separazioni da perdere il conto; dotata di buon senso, è un tipo simpatico, forse un po’ brontolona, e con un a certa antipatia per “l’uomo bianco al governo”. Nei confronti di Julia è molto materna e protettiva (la rimprovera perché non mangia a sufficienza e provvede a lasciarle sempre qualcosa di pronto). Conoscendo le paure e le ansie della giovane, spesso si trattiene, con una scusa o con l’altra, fuori dall’orario di lavoro per non lasciarla sola durante la notte.
Emily è una presenza solida, indispensabile nella vita e nella sfera affettiva delle nostra amica. Durante le indagini la Kendall si avvale della collaborazione dell’investigatore privato Leo Baxter (titolare della Baxter Investigation); pur essendo di temperamento abbastanza quieto, su di lui si concentrano le scene d’azione e di violenza. Lo stesso ha un fare ironico e anticonformista, nonostante ciò è un professionista attento e preparato: al passo con la perspicacia e il metodo della criminologa, con lei in perfetta sintonia professionale. Anch’egli single, ha un debole per le donne (specie se di colore), da cui è ampiamente ricambiato. Leo e Julia sono uniti da una fraterna e duratura amicizia, oltre che da un rapporto di fiducia e stima reciproche. Fra incarichi pubblici e privati di cui si occupa la criminologa, alcuni le sono affidati dal procuratore capo della contea, Micheal Robson, un cinquantenne dai modi garbati e particolarmente dotato della capacità di mettere insieme gli elementi di un delitto, così da comprenderne la logica interna. Inoltre ha le mani in pasta alla politica, motivo per cui non gode delle simpatie del tenente Webb. Alan Webb è un altro riferimento decisivo nella vita professionale di Julia; caratterialmente è un uomo un po’ aspro e impaziente, si occupa delle inchieste in modo sbrigativo (come del resto nelle relazioni interpersonali specie quando si tratta dell’affascinante investigatrice. A causa di una diversa impostazione sul campo, i due sono spesso e volentieri impegnati in animate discussioni, a cui assiste divertito il bonaccione Irvin Ben (detto anche ‘Big’ Ben, per la sua ingente mole: segno evidente che sua moglie Rose è proprio una cuoca con i fiocchi!); quest’ultimo è l’aiutante, più che affidabile e competente, del tenente. Mentre il distretto centrale della polizia è diretto da Clyde Carter, uomo di colore sui sessanta, che spicca per la sua personalità composta e decisa. Il dottor Trait è colui che si occupa dell’autopsia dei cadaveri: i suoi referti sono precisi e infallibili. Ma come non spendere qualche riga sulla Morgan 4/4 bianca cappottabile del ’67 di Julia? Avuta come pagamento per un lavoro svolto, causa alla giovane una moltitudine di problemi, ragion per cui vorrebbe sostituirla con una macchina meno impegnativa. Solo che il suo meccanico di fiducia Nik, al quale è stato affidato l’incarico, rimanda deliberatamente la commissione: sua opinione è che Julia debba soltanto imparare ad amare questo splendido gioiello. Nel frattempo si prende cura lui della Morgan, secondo il culto del collezionista d’auto). Fra i tanti episodi ricordiamo i quattro albi dedicati alla serial- killer Myrna Harrod, che dopo un terribile susseguirsi di delitti, sarà messa allo scoperto. Ma non finirà così, dato che l’assassina riuscirà a scappare a causa di un intervento frettoloso della polizia: la ritroveremo negli episodi successivo, più crudele che mai, e questa volta intenzionata ad uccidere Julia, per la quale prova impulsi di tipo contrastante. Un’appunto importante da fare è l’apprezzabile capacità mediante cui Berardi, mette a fuoco i gravi conflitti patologici della serial- killer, nonché la sua omosessualità, senza banalizzarli. Julia infatti scoprirà che tali conflitti scaturiscono dall’infelice rapporto con la figura materna, alla quale Myrna non è riuscita a perdonare di averla abbandonata per un uomo, quando lei era ancora una bambina. Con la conseguenza che questo trauma è degenerato in una forma di attrazione sessuale frammista ad un sentimento d’odio verso le donne e quindi, nelle diverse circostanze, ad atti di violenza omicida. Fra gli Albi più riusciti ricordiamo ancora il N° 44, “Lo specchio dell’anima”, che ruota intorno alla ricostruzione da parte di Julia della morte di una giovane musicista di successo, Elisa Perht. Anche in queste pagine l’autore – non senza l’aiuto del abile disegnatore Claudio Piccoli, che ha saputo imprimere la giusta espressività ai volti e soprattutto agli sguardi – è riuscito attraverso le indagini di Julia a introdurre il lettore, in modo inequivocabile alla comprensione della giovane donna e della sua intimità: fragile intreccio di paure e angosce, amore assoluto per la musica, sogni, contraddizioni, fragilità e solitudine. Inoltre non va trascurata la descrizione del padre Graham Perht della vittima, un uomo freddo ed esigente, incapace di dare affetto alla figlia. Soltanto ripercorrendo le tappe della vita della giovane, Julia farà luce sugli eventi, ricongiungendo i frammenti di quel fragile specchio che è stata Elisa.