I Raccontastorie – Fascicolo 1
Ascolta l’audiocassetta!
C’era una volta una vecchietta che viveva con i suoi tre figli in una casetta di legno ai margini di una fitta foresta. In una fredda giornata autunnale, la vecchia donna chiese al figlio maggiore di andare nella foresta a tagliare legna per il camino. «Ma devo proprio andare?» chiese il figlio. «Quando farà proprio freddo, potremmo andare tutti a letto. Allora non ci sarebbe bisogno di accendere il fuoco.» «Brutto pigraccio!» disse la vecchia. «Non possiamo mica restare a letto tutto l’inverno. Tu sei il più forte dei miei figli, perciò muoviti e vai a fare legna.» Al giovanotto non piaceva molto lavorare, ma alla fine si decise e prese con sé l’accetta più piccola che trovò in casa. Si addentrò nella foresta e si avvicinò a un albero mezzo marcio. «Non dovrebbe essere troppo faticoso da abbattere» pensò, e alzò l’accetta. Aveva appena iniziato il lavoro quando sentì una botta su una spalla. Si girò e cosa vide davanti a sé? L’orco più brutto e disgustoso che si possa immaginare. Aveva un occhio rosso in mezzo alla fronte e un naso bitorzoluto e storto come la radice di un vecchio albero.
«Ehi, tu, superman!» gridò l’Orco. «Se ti azzardi ad abbattere anche un solo albero della mia foresta, ti spacco in cinquanta pezzi!» Il giovane lasciò cadere l’accetta, corse a casa con quanto fiato aveva e raccontò ai suoi quello che gli era successo. «Ma guarda, aver paura di un vecchio orco scemo!» sghignazzò il secondo figlio. «Io non avrei paura davvero!» Il mattino seguente, il secondo figlio prese un’accetta più grossa e andò lui nel bosco per raccogliere la legna. Adocchiò un grosso albero e calcolò che sarebbe stato sufficiente per l’inverno. Taac, Taac,… Taac! Il rumore dell’accetta risuonava nella foresta.
E infatti, dopo un po’, ecco che l’Orco gli si parò davanti. «Ehi tu, energumeno! Ma che diavolo credi di fare? Se alzi l’accetta ancora una volta ti spaccherò in cento pezzi!» «Non crederai mica che io abbia pa-paura di un v-vecchio o-orco come te v-v-vero? Tu non p-puoi sppaaventarmi. Co-ontinuerò ad abbattere l’aaalbero.» «La vedremo!» Alzò una delle sue lunghe braccia, strappò un grosso ramo e cominciò a romperlo in minuscoli frammenti. Quando il secondo fratello vide la tremenda forza dell’Orco, scappò via a gambe levate. Arrivò a casa tutto tremante e il fratello maggiore gli chiese: «Beh, dov’è tutta la legna che hai tagliato?» «Ho incontrato anch’io l’orribile Orco. Mi ha rincorso per tutta la foresta. È troppo forte per me… è alto più di tre metri.» Stava ancora parlando quando il fratello più piccolo lo interruppe: «Io sì che non avrei paura di lui. Ne sono proprio sicuro. Andrò io nella foresta a raccogliere la legna!» «Tu? Ma tu sei troppo giovane anche per tagliare la legna, figuriamoci se ce la faresti con un orco simile!» «Vi prego, lasciatemi andare!» Alla fine, vincendo le sue paure, la vecchia decise di permettere al figlio minore di andare nella foresta.
E così il giorno seguente il ragazzo prese l’accetta più grossa che c’era in casa: era così pesante che a malapena poteva alzarla. Andò in cucina e tirò fuori dalla dispensa una forma rotonda di formaggio. Quando i fratelli videro cosa stava facendo lo derisero. «Cosa pensi di fare con quel formaggio? Vuoi fare merenda con l’Orco?» Ma il ragazzo non rispose e se ne andò verso la foresta trascinando l’accetta dietro di sé. Una volta giunto nella foresta si diresse verso l’albero più grosso: era grande come una casa e così alto che non era possibile vederne la cima. Cercò di sollevare l’enorme accetta, ma dovette lasciarla cadere… e ancora una volta il rumore fece accorrere l’Orco. «Ma che storia è questa! Un altro! E questo è appena un ragazzo! Se tagli il mio albero ti spaccherò in mille pezzi!» Il ragazzo guardò l’Orco dritto nell’occhio. «Provaci e ti schiaccerò