I Raccontastorie – Fascicolo 10
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Il sole si leva luminoso su un mondo fresco, raggiante e profumato in quel mattino del terzo giorno che Dora passava nella macchia. I grilli cantavano, le rane gracidavano e gli uccellini cinguettavano. Forse fra tutti quegli uccelli c’era Guglielmo la Cutrettola che conosceva la strada che portava a casa di Dora. Mamma Canguro era ancora molto affaticata, dopo essere sfuggita ai cacciatori Aborigeni e dopo aver lottato con i loro cani. Perciò Dora camminava invece di stare
dentro il marsupio, e verso mezzogiorno anche lei era stanca. Giunsero a un luogo ombroso e il Canguro disse: «Tu riposati qui, Dora. Mentre fai un sonnellino io andrò a cercare Guglielmo la Cutrettola.» Dora, che non aveva più paura di essere lasciata sola nella macchia, si sdraiò sull’erba e si addormentò. Ma i suoi sogni erano strani e confusi. Le pareva di sentire una gran folla mormorare intorno a lei. Quando si svegliò, si rese conto che le voci erano reali. C’era una gran confusione. «Questo non è il tuo posto!» «Vai laggiù!» «Chi ha
visto Vombato?» «Chi fa il giudice?» Dora si sedette e si guardò intorno. Sembrava che tutti gli animali che lei conosceva o di cui aveva sentito parlare si fossero radunati C’erano Gru, Cigni e il Pellicano, il Macropio, la Nesocia, l’Opossum, il Koala e un arcobaleno di garruli pappagallini dalle piume colorate. «Oh come siete stati gentili a venirmi a trovare!» esclamo Dora. Istantaneamente ci fu silenzio e il Pellicano venne avanti dondolandosi. «Siamo qui per farti un processo», disse «per tutti i torti che gli Umani hanno fatto alle creature della macchia. Saremo equanimi e giusti; io esporrà le accuse. Cacatoa sarà il giudice e gli uccelli saranno la giuria.» Che divertente!» disse Dora, per niente spaventata. Amava tanto gli animali che non poteva credere che qualcuno di loro potesse farle del male. «Non è divertente per niente!» replicò la Gazza. «Guardate! La prigioniera sta grattando la testa del giudice!» Il Cacatoa si ricordo improvvisamente di essere il giudice e Dora smise di carezzargli le piume della testa. «Chiamate il Kookaburra. Due dei suoi sono stati uccisi l’altra settimana dagli Umani!» II Kookaburra (quello che aveva
salvato Dora dal serpente quando si era appena persa) si appollaiò su un albero e sghignazzo come al solito. «Perchè non chiamate Platypus? Gli Umani gli hanno rovinato la casa e lo hanno afflitto con le loro interviste.» «Platypus non verrà», squittì la Talpa. «Dice che ha più antenati lui che tutti noi messi insieme.» «Beh; allora chiamate il Koala!» disse ‘ il Pellicano. «Gli Umani ii mettono negli zoo.» «Questo processo mi fa venire mal di testa» commentò il Koala e si addormentò sotto l’albero della gomma. «Allora chiamate a testimoniare .il Canguro» gridò il Pellicano. «E quello che soffre di più. Gli Umani gli danno la caccia e lo scuoiano per fame scarpe e fanno il brodo con la sua carne!» «Ah, ah! Non serve!» rise il Kookaburra. «Mamma Canguro e Dora sono grandi amiche. Non si metterà mai contro la piccola Umana.»
«Ma è possibile the il Canguro abbia dimenticato tutte le persecuzioni?» esclamò il Pellicano. «SI» chiocciò il Kookaburra. «Allora mi dimetto!» E il processo fini tra grandi rumoreggiamenti. Proprio in quel momento Mamma Canguro piomba in mezzo alla radura respirando affannosamente dall’eccitazione. «Dora! Dora!» gridò. «Ho trovato Guglielmo la Cutrettola! E conosce la strada!» Infila Dora nel suo marsupio, con un balzo pass?) sopra al giudice e saltello lontano. Dopo un po’ udirono il verso di
Guglielmo la Cutrettola. «Che confusione a causa tua!» commentò l’uccello. «Tutti gli Umani ti cercano! E sono cosi stanchi e infelici. Ora a tardi, ma domani mi seguirai lungo quella fila di querce La tua casa si trova in quella direzione.» Dora e il Canguro parlarono fino a tardi quella notte. «Quando te ne andrai», disse quella creatura gentile, «sarà come perdere di nuovo il mio piccolo cangurino.» Al mattino, Dora e Mamma Canguro, guidate da Guglielmo la Cutrettola, raggiunsero una radura e incontrarono un Emù. Era il segno inequivocabile della vicinanza degli Umani, perchè gli Emù amano vivere vicino alle greggi di pecore. «Ora io vado a bere all’abbeveratoio delle pecore» disse il grosso uccello.
«Potreste venire con me, ma gli Umani hanno sparso il veleno per allontanare i Canguri. A noi Emù non fanno nulla perchè gli piace mangiare le nostre uova. Ci uccidono solo quando svolazziamo fra le loro pecore. Oh, guardate quel gregge laggiù. Non riesco a stare fermo dalla voglia di svolazzarci in mezzo!» Mentre si avvicinavano alla casa, Dora e il Canguro videro un uomo con un fucile in mano che osservava la macchia. «Che strano un canguro così vicino a casa!» esclamò l’uomo. Una donna venne alla porta e, facendosi schermo con la mano contro il sole, guardo anche lei verso la macchia. Un istante dopo il Canguro irruppe nella radura e il padre di Dora alzò il fucile per sparare. Ma la sua mamma corse fuori e lo fermo. «No!» gridò «Guarda, è Dora!» La bambina era capitombolata fuori dal marsupio del Canguro e ora correva dai genitori a braccia aperte. Si abbracciarono e si baciarono. La mamma di Dora cominciò a piangere dalla gioia e anche Dora pianse. Perfino il padre si asciugava gli occhi mentre coccolava la figlioletta che aveva creduta morta. «Non capisco», continuava a dire. «Ma cos’e successo?…»
«Oh, ho tanto da raccontarti papà» rise Dora. «Ma prima vieni ad accarezzare Mamma Canguro. Le hai quasi sparato addosso! Ed è stata lei che mi ha salvata e mi ha portata a casa! Promettimi che mai, mai più farai del male a un Canguro o a qualsiasi altro animale della macchia!» «Prometto, cara» le rispose papà baciandola di nuovo.
Intanto Mamma Canguro stava seduta sulle zampe di dietro, ancora spaventata dal fucile. Ma capì che il padre di Dora era davvero riconoscente e avrebbe mantenuto la sua promessa. Mentre tutti gli Umani andavano dentro casa ridendo e chiacchierando, saltò vicino alla finestra per dare uno sguardo alla casa in cui abitava Dora. E mentre sbirciava dentro, accadde una cosa straordinaria. Un piccolo cangurino corse fuori dalla porta e con un agile balzo saltò dentro il marsupio di Mamma Canguro! La mamma di Dora, che si era affacciata, vide il musino
grigio spuntare dalla tasca. «Guarda, il tuo Canguro ha preso il cucciolo che papà ha trovato dopo la caccia della settimana scorsa!» Dora corse fuori a guardare il cucciolo e il Canguro. «Ma è il piccolo che lei aveva perso!» gridò. «Si sono ritrovati! Oh, adesso sì che siamo tutti felici!» Ma c’era della tristezza nel cuore di Dora quando al tramonto salutò il Canguro e vide che si allontanava e spariva nella luce del crepuscolo. Sapeva però che non stava andando lontano. Da ‘quel giorno in poi la loro proprietà sarebbe stata un luogo sicuro per gli uccelli e per tutti gli animali della macchia.