I Raccontastorie – Fascicolo 12
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07 - L'ometto di panpepato
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Un uomo piccino e una donna piccina, entrambi vecchietti, vivevano insieme in una casa piccina anch’essa vecchietta. Un giorno, la donna piccina impastò un Ometto di Panpepato, gli fece i bottoni con il ribes, gli occhi con l’uva passa e per bocca ci mise una buccia d’arancia. Poi lo stese in una teglia e lo infornò. Ma quando il panpepato fu cotto e la donnina aprì lo sportello del forno, l’Ometto di Panpepato saltò fuori dalla teglia, fuori dalla porta e via lungo la strada. La donna piccina e l’uomo piccino gli corsero dietro più in fretta che potevano,
ma l’Ometto rideva e li scherniva: «Correte, correte, ma è fiato sprecato. Io son l’Ometto di Panpepato!» E infatti non riuscirono ad acchiapparlo. Dopo un po’ l’Ometto di Panpepato sorpassò una mucca che riposava in un campo. «Fermati, fermati e fatti mangiare» muggì la mucca. «Son scappato ai due vecchietti, come correvano quei poveretti. Corri corri, ma è fiato sprecato. Io son l’Ometto di Panpepato!» E nemmeno la mucca riuscì ad acchiapparlo.
Così l’Ometto di Panpepato continuò a correre per i campi, finché sorpassò un cavallo. «Fermati, fermati e fatti mangiare!» nitrì il cavallo. Ma l’Ometto di Panpepato rise forte e lo schernì: «Son sfuggito a una vecchietta a suo marito e alla mucchetta. Corri, corri, ma è fiato sprecato. Io son l’Ometto di Panpepato!» E nemmeno il cavallo riuscì ad acchiapparlo. In fondo al campo, l’Ometto sorpassò dei contadini che trebbiavano il grano. Essi sentirono il delizioso
profumo di panpepato appena sfornato e corsero tutti fuori dal capannone per prenderlo. «Fermati, fermati, e fatti mangiare!» gridavano i contadini. Ma egli guizzò fra le loro gambe e ridendo li schernì: «Son sfuggito ai due vecchietti: come correvano quei poveretti, a una mucca e a un cavallo ed eccomi qui ancora in ballo. Correte, correte, ma è fiato sprecato. Io son l’Ometto di Panpepato!» E nemmeno i trebbiatori riuscirono ad acchiapparlo.
Oramai il piccolo Ometto di Panpepato si era convinto di essere il più furbo biscotto mai uscito da una teglia, e rideva e ballava e si faceva un sacco di complimenti. «Nessuno potrà mai acchiapparmi!» pensava. E quando una volpe gli venne incontro correndo, l’Ometto di Panpepato si limitò a ridere e corse via schernendola: «Son sfuggito ai due vecchietti: come correvano quei poveretti, a una mucca e a un cavallo per me è stato solo un ballo, son sfuggito ai contadini, come gridavano quei poverini. Corri, corri, ma è fiato sprecato. Io son l’Ometto di Panpepato!»
«Ma io non voglio acchiapparti» disse la volpe correndo più forte. «Anch’io sto fuggendo dai cacciatori. Ma se riusciamo a traversare il fiume, saremo in salvo entrambi.» Quando furono in riva al fiume, la volpe disse all’Ometto di Panpepato: «Salta sulla mia coda e ti porterò di là.» E così l’Ometto saltò sulla coda della volpe che si immerse nell’acqua. Ma subito la volpe si voltò: «Sei troppo pesante per la mia coda. Montami sulla schiena così non ti bagnerai.» E l’Ometto di Panpepato saltò sulla schiena della volpe. «Sei troppo vicino all’acqua lì sulla mia schiena» disse ancora la volpe dopo aver nuotato un po’. «Salta sulla mia spalla.» E l’Ometto di Panpepato saltò sulla spalla della volpe. Quando furono in mezzo al fiume, la volpe gridò: «Aiuto, sto affondando. Salta sul mio naso, Ometto di Panpepato.» E così l’Ometto di Panpepato saltò sul naso della volpe ed entrambi guadarono felicemente il fiume. Ma appena toccò terra, la volpe scosse la testa e scaraventò in aria l’Ometto di Panpepato.
Snap fecero le mascelle della volpe. Slurp fece la sua lingua rossa e bagnata. «Povero me!» disse l’Ometto di Panpepato. «Un pezzo di me è bell’e andato!» Snap fecero i bianchi denti della volpe. Slurp fece la sua rossa e umida lingua. «Guarda guarda!» gridò l’ometto di Panpepato. «Un pezzo di me è bell’e andato!» «Yum, yum» fece la volpe. E l’Ometto di Panpepato non disse più niente, non disse mai più niente.