Tamburino corre per salvarsi la vita

Tamburino corre per salvarsi la vita

I Raccontastorie – Fascicolo 12

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      03 - Tamburino corre per salvarsi la vita
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Billy corse dietro a suo padre; tirandolo per la giacca. «Ma non possiamo andarcene da qui!» gridò. «Non potrei più lavorare alle stalle nei fine settimana e non vedrei mai più Tamburino!» Il padre si voltò verso di lui. «Noi siamo zingari, Billy. Siamo gente che viaggia sempre. E poi il Presidente del Consiglio Comunale, il signor Brown, ha deciso che noi ce ne dobbiamo andare da qui. Non c’è niente da fare, ragazzo mio. Farai meglio a dimenticare quel cavallino.» «Ma ci siamo iscritti per partecipare alla corsa campestre di domenica.» «Allora faresti meglio ad approfittarne. Alla fine del mese ce ne andremo.» Quando Billy si recò alle stalle quel sabato mattina, Tamburino intuì che qualcosa non andava. Di solito il ragazzo zingaro era così allegro… e lui lo aspettava sempre con ansia.

Ma quel giorno Billy non aveva voglia di scherzare. I cavalli erano pronti per la solita cavalcata del sabato mattina e Billy era in sella a Tamburino, come sempre. Proprio mentre i cavalli stavano per avviarsi, una potente automobile rossa irruppe nel cortile facendo scartare e nitrire tutti i cavalli per la paura. Ne scese un uomo grasso dai capelli grigi, seguito da una ragazzina, che indossava il più elegante completo da cavallerizza mai visto: pantaloni bianchi, giacchetta nera e cappello nuovo di zecca. «Quel cavallino è sicuramente il migliore» disse l’uomo indicando Tamburino. «Non ti dispiace, vero ragazzo, di cederlo a Emma?» Poi si girò verso la padrona del maneggio che era alla testa del gruppo: «Mi chiamo Brown, Consigliere Brown. Emma verrà qui a cavalcare ogni sabato. Voglio che abbia sempre quel cavallino color nocciola, siamo intesi?»

Ficcò una banconota in mano alla padrona del maneggio e se ne andò. «Mi dispiace Billy, ma stamani devi proprio rinunciare a Tamburino», disse Lucy; «dopo tutto non è tuo e il Consigliere Brown è una persona molto importante. È lui che consegnerà la coppa alla corsa campestre di domani.» Billy scese da cavallo e montò un giovane puledro nero, mentre Emma saliva su Tamburino. La ragazzina non disse nemmeno una parola, mentre la fila di cavalli trottava attraverso la campagna. Dopo un’ora, il gruppo si diresse di nuovo verso casa. «Sai cavalcare molto bene» disse Billy a Emma, affiancandola, quando già si stavano avvicinando alle stalle. «Oh, papà ha speso un sacco di soldi per farmi imparare» rispose Emma senza sorridere e senza guardare Billy in viso. «Ah, eccolo, è venuto a prendermi.»

La grossa macchina saliva rombando in cima alla collina. Il Consigliere Brown vide la figlia fra gli altri cavalieri e suonò il clacson due o tre volte. Tutti i cavalli si spaventarono e Tamburino s’impennò. Emma fu scaraventata all’indietro e cadde a terra. L’uomo frenò bruscamente e corse verso la figlia. «Ci penserò io a dare a quel cavallo la lezione che si merita! È una furia: basta guardare i suoi occhi! Mia figlia avrebbe potuto rimanere uccisa! Ve la farò vedere: farò abbattere quel cavallo domani stesso.»

 

«Ma io sto benissimo, papà» disse la ragazzina rialzandosi. «Ti prego! Sto bene!» Ma le sue parole non servirono a niente. Il destino di Tamburino era segnato. Non appena il veterinario fosse arrivato al maneggio, il puledro sarebbe stato abbattuto come un animale pericoloso. Billy andò a cercare la nonna nel carrozzone dove viveva e, per la prima volta in molti anni, pianse. «Cosa posso fare, nonna? È un cavallo buono e mite, lo sanno tutti. Si era solo spaventato per il rumore di quella grossa automobile.» «Non c’è niente da fare, Billy» replicò la vecchia zingara dopo averci pensato un po’, «tranne… una passeggiata al chiaro di luna.» «Una… cosa, nonna?» «Una passeggiatina notturna, ragazzo. Dovrete fuggire insieme.

Tanto, grazie al Consigliere Brown, noi zingari dovremo andarcene tutti in ogni caso!» Billy rimase sveglio tutta la notte a pensare alle parole della nonna. Poi, prima dell’alba, scivolò fuori dall’accampamento zingaro e corse fino alle stalle, stringendo convulsamente le redini di Tamburino. Era ancora buio quando arrivò nel grande cortile e tutto taceva, ma quando aprì la porta della stalla di Tamburino, sentì che dentro c’era qualcuno. Un singhiozzare sommesso si mischiava al respiro tranquillo di Tamburino.

Era Emma che piangeva, con il suo completo da cavallerizza tutto sporco e sgualcito e la testa del puledrino fra le braccia. «Oh Billy!» sussurrò quando lo vide, «perché papà è così crudele? Vuole sempre che io abbia il meglio di tutto. Vuole sempre che io vinca. Sono venuta qui per cercare di salvarlo. Volevo… pensavo…» «Volevi fare una passeggiatina al chiaro di luna?» chiese Billy con un sorriso. «Già, anch’io sono qui per questo. Ascolta: ho un piano. So che sei una buona cavallerizza, ma sei anche coraggiosa? E sei capace di saltare?» Si sedettero entrambi sulla paglia e misero a punto il loro piano. Tamburino, che dopo quella disgraziata cavalcata era rimasto spaventato e inquieto, al suono di quelle voci amiche si sentì di nuovo al sicuro… e amato.

 

Stava già albeggiando quando i due ragazzi lo sellarono e lo fecero uscire dalla stalla. Tamburino non fiatava. Poi con Emma galoppò via nei boschi. A mezzogiorno tutti i cavalieri della regione si riunirono per la cavalcata annuale attraverso la campagna. C’erano piccoli ponies tozzi e vigorosi e cavalli alti e smilzi. C’erano tutti i contadini e i cavalieri del luogo. C’era anche qualche ragazzo grande, ma il concorso era troppo difficile perché vi partecipassero anche i più piccoli. All’ultimo minuto, un piccolo puledro color nocciola si unì agli altri sulla linea di partenza. Lo montava una ragazzina pallida. La gente che assisteva mormorò «Ma è troppo piccola. Chi è?» La bandierina fu abbassata e la corsa ebbe inizio. Gli zoccoli di un centinaio di cavalli risuonarono sui campi, sui sentieri erbosi e per tutta la collina. Cavalli sudati

oltrepassavano siepi e abbattevano ostacoli. Alcuni cavalieri caddero di sella quando i loro cavalli traversarono il fiume sollevando alti spruzzi. Tamburino non aveva mai preso parte a una vera corsa prima di allora ed era molto teso. Ma la mano di Emma era calma e rassicurante sulle sue briglie. Billy l’aveva affidata a Tamburino e il cavallino era deciso a portarla sana e salva oltre il traguardo… e ad arrivare per primo. Il Consigliere Brown attendeva ansiosamente al punto d’arrivo. Non sapeva che Emma partecipasse alla corsa ed era terribilmente in ansia perché non l’aveva vista per tutta la mattina. Vide il cavallo in testa quando ancora mancava un bel pezzo al traguardo, un piccolo puledro color nocciola cavalcato da un fantino minuto con una giacca nera e pantaloni da cavallerizza, eleganti ma sporchi. «Emma!» esclamò.

Ma prima che potesse dire un’altra parola, Tamburino oltrepassò il traguardo fra gli applausi della folla. Il Consigliere Brown non sapeva che dire quando consegnò la coppa alla propria figlia e quando dovette appuntare la coccarda blu alle fortunate briglie zingare di Tamburino. «Papà, io so che vuoi sempre vedermi vincere», gli sussurrò Emma. Lucy, la padrona del maneggio, si trovava nei pressi quando il padre di Emma si rivolse alla figlia: «Ti comprerò quel puledro, cara. E un bravissimo corridore.» Ma Lucy aveva saputo da Billy tutta la storia ed era molto orgogliosa del ragazzo che aveva rinunciato a partecipare alla corsa pur di salvare la vita di Tamburino. E per la seconda volta! «Oh, mi dispiace, ma quel cavallo non mi appartiene» disse indicando Billy. «È di questo ragazzo. Ma sono sicura che lui permetterà ad Emma di cavalcarlo ogni sabato.» Billy incredulo, fece tanto d’occhi. Lucy gli aveva regalato Tamburino! Ora era proprio suo! Poi gli venne un’idea: guardò negli occhi il signor Brown, che stava cercando di essere gentile. «Sono terribilmente spiacente, signore, ma porterò via Tamburino alla fine del mese; io sono uno zingaro e il Consiglio

ha deciso che la nostra carovana deve andarsene.» Il Consigliere impallidì. «Oh, ehm, beh, non possiamo permettere che questo succeda, vero? Non ora che Emma si è così affezionata a questo cavallo. Vedrò cosa posso fare…» E così gli zingari non furono costretti ad abbandonare il posto e Billy non dovette lasciare il maneggio. Continuò a lavorare là durante i fine settimana e lui ed Emma diventarono amici.