I Raccontastorie – Fascicolo 2
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«Non puoi lavorare più svelto?» chiese la moglie al calzolaio. Il calzolaio sorrise. «Certo» rispose. «Potrei ritagliare il cuoio con meno cura, e potrei fare i punti più lunghi quando cucio. Ma io voglio che i miei clienti ricevano il meglio che può offrire un artigiano. E per questo ci vuole tempo.» «Lo so caro, ma non abbiamo più soldi per comprare altro cuoio. E per finire un paio di scarpe tì ci vogliono due giorni.» «Faccio del mio meglio», sospirò il calzolaio. «I miei occhi e le mie mani non sono più quelli di una volta.» E continuò il suo lavoro lento e accurato. Ben presto non gli restano più soldi per comprare il cuoio, e la pelle e il camoscio erano finiti. «E come faremo domani senza piu cuoio per lavorare e senza più scarpe da vendere?» chiese la moglie. Il calzolaio sorrise: «Beh, ci penseremo domani,» Tutto il giorno lavorò per riuscire a ricavare un paio di scarpe dall’ultimo pezzetto di cuoio rimasto. «Forse queste sono le ultime scarpe che faccio»
pensava, «e quindi devono essere anche le più belle.» Quando fu l’ora di andare a dormire, lasciò le suole e le sagome ritagliate, sopra il banco. «Peccato che siamo così poveri, cara» disse alla moglie mentre si arrampicava sul letto. «Tu fai del tuo meglio» lo confortò lei, «non puoi fare di più.» La mattina dopo il calzolaio si alzò, si pulì gli occhiali, infilò l’ago e cercò i pezzi di cuoio ritagliati il giorno prima.
Quando ecco che vide una cosa straordinaria. Un paio di scarpe finite e perfette nei minimi dettagli risplendevano sul banco. Qualcuno le aveva fatte durante la notte. «Guarda che capolavoro!» esclamò. «E che cuciture piccole e precise! Ma chi le avrà fatte?» Le scarpe erano così ben fatte che vennero vendute al doppio del solito. Fu così che il calzolaio riuscì a comprare quel giorno una nuova striscia di cuoio per tagliare altre due paia di scarpe. La sera lasciò le forme sul banco e andò a dormire con animo molto più lieto del giorno prima. La mattina dopo le due paia di scarpe erano lì, completamente finite dal tacco alla punta delle stringhe. «Che capolavoro!» disse il calzolaio alla moglie. Quelle paia di scarpe gli resero così
bene che riuscì a comprare abbastanza cuoio da farne quattro paia. E durante la notte i misteriosi calzolai le cucirono tutt’e quattro. «Che rifiniture perfette», esclamavano i clienti. La voce si sparse e la gente veniva da lontano a comprare le scarpe. C’erano stivaloni lucidi per gli uomini e scarpette di velluto per le dame. «Ora abbiamo tanto cuoio, che potrai lavorare per tutta la vita!» disse felice la moglie del calzolaio. «E con tutta la gente che viene da noi a comprare, siamo quasi ricchi!» Ma il calzolaio stava pensando: «Non ti piacerebbe sapere chi sono i calzolai che ogni notte ci aiutano?» E così, una notte fredda un po’ prima di Natale, il calzolaio lasciò il cuoio già tagliato sul banco e poi, insieme a sua moglie, si nascose. Allo scoccare della mezzanotte, da dietro il vecchio orologio, scivolarono fuori sette piccoli elfi nudi. Si arrampicarono sul banco e si misero subito al lavoro cucendo e picchiando col martello, infilando stringhe e lucidando la pelle.
Ogni tanto si fermavano per soffiarsi sulle dita e per strofinarsi i piedi gelati, perché la notte era fredda e il camino era spento. Tremavano ed erano lividi dalla testa ai piedi. «Poveri piccini» disse la moglie del calzolaio, «fanno tutto questo lavoro per noi e non hanno né una camicia né un paio di scarpe.» «Io credo che, dopo tutto quello che hanno fatto per noi, potremmo ringraziarli facendogli un regalo, non ti pare?» esclamò il calzolaio. Fu così che la moglie, indaffaratissima, passò la giornata seguente a ritagliare camicine e pantaloni da una stoffa morbida, calda e colorata. Il calzolaio prese l’ago più sottile e la pelle più morbida che aveva e fece un paio di stivali per ogni elfo. La notte di Natale, lasciarono i loro regali sul banco e si nascosero. Faceva un freddo terribile, e quando gli elfi apparvero, tremavano e battevano i denti, e il loro fiato formava nuvolette cristalline nell’aria gelida.
Gli elfi all’inizio si meravigliarono di non trovare i pezzi di cuoio da cucìre. Ma quando videro i vestiti e si resero conto che erano per loro, se li infilarono subito e cominciarono a ballare in cerchio ridendo e battendo le mani coperte dai nuovi guantini di lana. «Abbiamo finito di fare i ciabattini! Ormai siamo degli elfi eleganti!» E cantando e ballando si allontanarono finché il calzolaio e sua moglie li persero di vista. «Ecco! Non potremo più contare sull’aiuto degli elfi!» finse di lamentarsi la moglie del calzolaio. «Come farai ora che tanta grp te viene da te a comprare scarpe e stivali?» Il calzolaio sorrise. «Bisognerà proprio che faccia del mio meglio.» «Sono sicura che ci riuscirai, caro» lo rassicurò lei, «l’hai sempre fatto!»