I Raccontastorie – Fascicolo 23
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Dentone non aveva mai avuto tanta paura in vita sua. I topi lunari e i folletti lo avevano catturato e lo trascinavano al
cospetto del loro re, canzonandolo… tutto perché lui era venuto sulla Luna in cerca di un po’ di formaggio!
Lo scaraventarono a terra davanti al re. «Vi prego, lasciatemi andare» frignava Dentone. «Glob! Trudak nacdoff!» disse il re. «Vi giuro che nor tornerò mai più!»
«Nicktrop digdon?» chiese il re. Ma non c’era verso, Dentone non capiva un’acca. A un cenno del re, quelle strane creature lo trascinarono via.
diedero da mangiare una minestra che sapeva di sciroppo per la tosse, ma aveva tanta fame che la ingoiò lo stesso. Poi lo misero a lavorare in una miniera di smeraldi umida e buia, in cerca di gemme preziose per compiacere l’ambizioso re. «Bisogna che trovi il modo di scappare» pensò Dentone. La sera lo rinchiusero in uno squallido stanzino pieno di attrezzi per riparare le macchine della miniera. Si sentiva così infelice che non riusciva a chiudere occhio. A un tratto, guardando le macchine e gli arnesi, gli venne un’idea. «Dunque… mi ci vorrà un po’ di questo, un pezzo di quello, del filo metallico, un motore…» Dentone lavorò tutta la notte e all’alba era pronto.
Aveva costruito un robot che lo avrebbe aiutato a fuggire.
Al mattino, quando gli alieni vennero a prenderlo, Dentone mise in moto il robot. L’automa si slanciò verso di loro distribuendo pugni e pizzichi metallici.
Gli alieni fuggirono terrorizzati, tra strilli e squittii. Dentone approfittò della confusione, afferrò un sacchetto di smeraldi e corse via come il vento «Così impareranno!»
Dentone corse a perdifiato e quando finalmente si fermò, si accorse con orrore di essersi perduto. Non riusciva a ricordarsi la strada per tornare all’astronave! La memoria l’aveva tradito ancora una volta.
Procedeva tristemente e non si accorse che alcune pietre preziose gli erano cadute da un buco del sacchetto. «Squac, squac!» D’improvviso, uno strano uccello metallico si precipitò giù a beccare le gemme. «Uhm, buone… croccanti! Mai mangiato simili leccornie. Ehi tu, che faccia triste, qualcosa non va?» Dentone gli parlò dell’astronave. «Tutto qui?» gracchiò l’uccello. «Proprio ieri ho sorvolato un’astronave. Dammi il resto dei gioielli e ti ci porto io.» Dentone dovette acconsentire.
Finalmente giunsero nei pressi dell’astronave e ringraziò l’uccello per il suo aiuto. Poi, guardandosi intorno, vide su una collina migliaia di stranissime piante.
«Cosa sono?» chiese. «Piante di formaggio, naturalmente. Tutti sanno che sulla Luna crescono le piante di formaggio!» Dentone non stava in sé dalla gioia. Il suo viaggio non era stato inutile, dopotutto!
Aiutato dall’uccello, stipò l’astronave fino a farla quasi scoppiare. Chissà che faccia avrebbero fatto i suoi amici! Ringraziando nuovamente il volatile, iniziò il lungo viaggio di ritorno.
Gli amici lo accolsero come un eroe. Poi ballarono, cantarono e si rimpinzarono di quel delizioso formaggio lunare. Tranne Dentone. Anche lui ballava e
prendeva parte all’allegria generale, ma stranamente, dopo quel lungo viaggio… aveva perso ogni voglia di mangiare formaggio!