I Raccontastorie – Fascicolo 24
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Per il suo compleanno, a un bambino avevano regalato una scatola con venticinque soldatini di stagno. I soldatini erano tutti fratelli, poiché erano stati ricavati da uno stesso, vecchio vassoio di stagno e dipinti con gli stessi barattoli di vernice. Stavano sull’attenti, col fucile sulla spalla e lo sguardo fisso davanti a loro, e indossavano delle bellissime uniformi rosse e nere. I soldatini erano identici fra di loro, tranne uno, l’ultimo fatto. Questo perché a quel punto il giocattolaio restò senza stagno e così l’ultimo soldatino non aveva che una gamba!
Ma anche così, si teneva ritto su quell’unica gamba, come gli altri facevano su due. Quando il bambino aprì il pacchetto, batté le mani dalla gioia ed esclamò: «Un esercito!» Tolse i soldatini dalla scatola e li allineò su un tavolo dove c’erano tanti altri giocattoli. I soldati se ne stettero lì, fieri e impalati, davanti a un magnifico castello di cartone, rimirando la loro immagine nel fossato fatto di specchio, sul quale scivolavano dei cigni bianchi. Sul ponte levatoio stava la signora del castello: una ballerina di carta. Il soldatino dalla gamba sola, vedendo la ballerina, pensò che fosse la più bella bambola che avesse mai visto!
Indossava un vestito leggerissimo e sulle spalle portava uno scialle, anch’esso leggerissimo, fissato con una spilla lucente a forma di stella. Tendeva le braccia in avanti, come se tentasse di raggiungerlo e si teneva in equilibrio sulla punta di una scarpetta da ballo. L’altra gamba era portata all’indietro, seminascosta dal lungo vestito. Al soldatino sembrava che avesse una gamba sola, proprio come lui! «Sarebbe una moglie perfetta» pensava lui. «Ma io non sono niente: lei
ha un castello e io solo una scatola… È troppo poco per lei. Ma è così bella! Non mi stancherei mai di guardarla!» Il soldatino rimase in silenzio a guardare la ballerina e quando lui e i suoi compagni furono messi via, lui scivolò al riparo di una scatola colorata, per poter guardare la ballerina tutta la notte. Il bambino se ne andò a dormire e la casa divenne silenziosa. A notte inoltrata, gli altri giocattoli si riscossero. Un pagliaccio fece i salti mortali, i gessetti cominciarono a scrivere sulla lavagna, gli animalini giocarono a nascondino e ballarono alla musica del carillon. Anche i soldatini nella scatola volevano giocare, ma non riuscivano a togliere il coperchio.
I soli che non si mossero furono la ballerina e il soldatino con una gamba sola. Lei restava immobile sulla punta della sua scarpetta e anche lui, sulla sua unica gamba. Gli occhi di lui non la lasciavano mai. La pendola suonò le due e il coperchio della scatola colorata si spalancò. Ne balzò fuori un pagliaccio con il corpo a fisarmonica e la testa pelata. Era una scatola a sorpresa con dentro un fantoccio a molla. «Ehi, tu, soldato!» strillò il fantoccio ballonzolando su e giù.
«Guarda da un’altra parte.» Il Soldatino di stagno fece finta di non sentire, ma diventò rosso come la sua uniforme. «Fissare così la nostra principessa! Chi ti credi di essere, un principe? Un erbe?… Tu aspetta domani e vedrai!» E, sghignazzando, il fantoccio risprofondò nella scatola. L’indomani mattina, il bambino tornò a giocare con i suoi soldatini e mise sul davanzale quello con una gamba sola come sentinella. Fu il vento? O la maledizione del fantoccio? Fatto sta che la finestra si spalancò e fece cadere di sotto il soldatino, a testa in giù sul marciapiede. Il bambino si precipitò per strada per cercarlo, ma sebbene quasi lo pestasse, non riuscì a trovarlo. Uno scroscio d’acqua improvviso fece rientrare precipitosamente il bimbo in casa e il soldatino di stagno restò lì, da solo, sotto la pioggia. Quando smise di piovere, il soldatino fu trovato da due bambini. «Guarda» esclamò il primo «il rigagnolo scorre come un fiume!» Fecero una barchetta di carta pesante e la fecero navigare, dopo averci messo sopra il soldatino. Il rigagnolo era pieno d’acqua e dopo poco la barchetta filava via veloce.
Il soldatino di stagno era molto spaventato, ma rimaneva immobile, guardando fisso davanti a sé. Poi l’acqua del rigagnolo fluì in una grondaia e da lì nella fogna, portando la barchetta con sé. La fogna era buia e maleodorante. «Come finirà quest’avventura?!» si chiedeva il povero soldatino. «È tutta colpa di quel fantoccio, sono sicuro.» A un tratto, un grosso topaccio marrone gli gridò: «Passaporto! Faccia vedere il passaporto!»
Il soldatino di stagno non disse nulla, ma si limitò a stringere più forte il suo fucile. Il topo lo rincorse a nuoto, mostrandogli i denti. «Fermatelo!» gridò a due pagliuzze e a un ramoscello. «Fermatelo! Non è della fogna e non ha il passaporto!» Il rametto strappò un poco la barchetta e l’acqua cominciò a lambire l’unica scarpa del soldato. L’acqua ora fluiva più rapidamente, ma già si intravvedeva la fine del tunnel. Il soldatino sentì un gran scrosciare d’acqua quando la fogna sprofondò in un canale militare. La barchetta ora non poteva più fermarsi, e quando arrivò sull’orlo della cascata,
girò vorticosamente su se stessa e si riempì d’acqua fino all’orlo. Il soldatino di stagno chiuse gli occhi e pensò alla ballerina. «Non la rivedrò più! Ma se almeno mi vedesse lei, ora… vedesse che non ho paura, forse le piacerei un po’ di più, per questo.» Alla fine, la barchetta e il soldatino affondarono, ma proprio mentre lui stava per affogare, un pesce spalancò la bocca e lo ingoiò. Fu così che il soldatino si ritrovò nello stomaco del pesce, dove era ancora più buio e nella fogna.
«Che modo di morire, per un soldato» pensò il nostro eroe «ingoiato da un pesce!» Il pesce nuotava nel canale fangoso e il soldatino di stagno — nel suo stomaco — fu raggiunto da un pugno di erbacce, due lumache e un verme. Poi il pesce ingoiò un uncino di ferro e prese a divincolarsi, mentre veniva trascinato fuori dall’acqua. Il soldatino e le lumache furono sballottati da tutte le parti, poi finalmente il pesce si fermò. Più tardi, un raggio di luce apparve nello stomaco del pesce e una lama
di coltello quasi tagliò in due il soldatino di stagno. Una voce di donna esclamò: «Ma guarda, è il soldatino del piccolo!» Vi chiederete che cosa era successo. Ebbene, il pesce era stato preso da un pescatore e venduto al mercato. E indovinate chi lo comperò? Ma sì, proprio la mamma di quel bambino, lo stesso che lo aveva perso! La donna gli portò il giocattolo. «Guarda cos’ho trovato dentro al pesce! Che viaggio straordinario deve aver fatto!» E rimise il soldatino sul tavolo insieme agli altri giocattoli.
E il soldatino, sporco e scrostato, finalmente la rivide! La piccola ballerina era ancora ritta su una punta e stendeva le sue braccia verso di lui. Era più bella che mai e, nel rivederla, al soldatino vennero le lacrime agli occhi. Lui la guardava, lei guardava lui, ma nessuno dei due disse una parola. All’improvviso il bimbo afferrò il soldatino e lo buttò nel fuoco. «Puah, guarda com’è sporco. Chissà dov’è stato,» Ma non sapeva nemmeno lui perché l’avesse fatto. Forse era ancora per via della maledizione del fantoccio.
Il soldatino di stagno giaceva inerme sulle braci infuocate, col fucile che gli si deformava in mano, e cominciò a sudare gocce di stagno. Tra le fiamme e il fumo vedeva il fantoccio ballonzolare maligno sulla sua molla. E poi vide anche la ballerina, sul ponte levatoio, con le braccia protese verso di lui. Lui la guardava e non era il fuoco del caminetto ad infiammargli il suo piccolo cuore di stagno, ma l’amore! Poi qualcuno aprì la porta del soggiorno e un’improvvisa corrente d’aria fece volare la ballerina dritta nel camino. Il suo vestito leggerissimo prese subito fuoco e in un attimo lei non ci fu più. Il mattino dopo, con le braci ormai fredde, la mamma del bambino pulì il caminetto. E lì, tra le ceneri, trovò il piccolo cuore di stagno del soldatino saldamente unito alla spilla a forma di stella della ballerina. Nella notte, si erano sciolti l’uno nell’altro per il gran calore!