I tre capri rochi

I tre capri rochi

I Raccontastorie – Fascicolo 7

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      tre capri

 

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C’erano una volta tre Capri sopranno-minati “I Rochi”. Durante l’inverno, vivevano in un fienile a valle, ma con l’arrivo della primavera sentivano il desiderio di andare sulle montagne dove cresce P erbetta tenera e novella. Per andare lassù i tre Capri dove-vano traversare un fiume impetuoso. Ma sotto il ponte, fatto di tavole di legno, viveva un terribile Orco con un occhio solo.

Nessuno poteva passare sul ponte senza il suo permesso, e infatti nessuno lo attraversava perché lui se li mangiava prima. Il più piccolo dei Capri Rochi fu il primo a raggiungere il ponte. Trippiti-trop, trippiti-trop, trotterellava sulle tavole di legno. Tin-tin, tin-tin, faceva il campanellino che aveva al collo. «Cos’è tutto questo trottare sul mio ponte?» grugnì l’Orco da sotto il tavolato.

«Sono il Capretto Roco», belò il più piccolo dei Capri con la sua vocina stridula. «Sto andando in montagna a mangiare l’ erba verde e dolce.» «Ah no che non ci vai!» disse l’Orco. «Perché io ti mangerò per colazione.» «Oh no, per favore signor Orco», implorò il capretto. «Io sono il più piccolo dei tre Capri Rochi. Sono troppo magro per essere mangiato e non sono affatto saporito. Perché non aspetta che venga mio fratello, il secondo Capro Roco? Lui è molto più grosso di me e sicuramente molto più appetitoso.» L’Orco non aveva voglia di perder tempo con un capretto se ce n’era in

arrivo uno molto più grosso ‘ saporito. «Va bene, puoi traversare il ponte», brontolò. «Vai pure a ingrassare sulle montagne. Ti divorerò quando ritorni.» E così il più piccolo dei Capri Rochi balzò dall’altra parte. L’Orco non dovette aspettar. l’arrivo del secondo Capro Roco. clop, clip-clop, facevano gli zoccoli sulle tavole di legno. Din-don, din-don, faceva la campanella intorno al collo. «Chi sta zoccolando sul mio ponte?» strillò l’Orco spuntando all’improvviso da sotto il tavolato. «Il Capro Roco», disse il secondo capro con la sua voce aspra. «Sto an-dando sulla montagna a mangiare la


deliziosa erba di primavera.» «Ah no ché non ci vai!» urlò l’Orco. «Perché io ti mangerò per colazione.» <Oh no, la prego. Io sono sì più grosso del primo capretto, ma molto più piccolo di mio fratello maggiore, il Ca-prone Roco. Faccia una cosa, aspetti che venga lui. Vedrà che boccone delizioso.» L’Orco cominciava ad avere molta fame, ma non voleva sciuparsi l’appetito con un capro di taglia media se ce n’era -no più grosso in arrivo. «Va bene, puoi traversare il mio ponte» borbottò. «Vai pure a ingrassare sulla montagna. Ti mangerò al tuo ritorno.»

E così anche il secondo dei Capri Rochi attraversò il ponte. L’Orco non dovette aspettare molto l’arrivo del terzo Capro Roco. Tromp-tramp tromp-tramp, risuonavano i suoi grossi zoccoli sulle tavole di legno, hong-bang, bong-bang, sbatacchiava il campanaccio intorno al collo. «Chi è che fa tutto questo baccano sul mio ponte?» ruggì l’Orco. «Il Caprone Roco» fece il terzo capro con un rauco vocione. «Sto andando sulle montagne a mangiare la tenera erba primaverile.» «Ah no che non ci vai», strillò l’Orco arrampicandosi sul ponte. «Perché ti mangerò per colazione!»


«Questo lo credi tu» sbuffò il Ca-prone. E, abbassando la testa, galoppò lungo il ponte e caricò l’orrendo mostro. L’Orco volò su, sempre più su e poi giù, sempre più giù, fino a piombare in mezzo al fiume impetuoso, dove scomparve tra i gorghi e affogò. «Questa era la sua colazione», pensò il più grosso dei Capri Rochi. «Ora pensiamo alla mia.» E traversò trionfante il ponte per andare a raggiungere sui pascoli montani gli altri Capri Rochi. Da allora tutti quelli che passano quel ponte ringraziano col pensiero i tre Capri Rochi.