I Raccontastorie – Fascicolo 7
Ascolta l’audiocassetta!
Nonna Nodo stava facendo le pulizie di Pasqua. Tirava fuori gli abiti dagli armadi, lavava le tende e appendeva i tappeti ai rami della casa-albero. Passava la giornata in ginocchio a strofinare, spolverare e lucidare. Troppo trambusto per Abigaílle, la ragnetta magica, che uscì dalla sua abitazione (cioè il cappello di Bastoncello) e si arrampicò sul tetto a leggere il libro degli incantesimi. Il cappello rimase per terra vicino al letto di Bastoncello. (Bastoncello stava facendo il bagno e non si metteva mai il cappello quando si lavava). «Uffa, questo orribile cappellaccio!» esclamò Nonna Nodo e prendendolo con due dita lo lasciò cadere nel fuoco. «Nonna!» Allarmatissimo, Bastoncello era apparso sulla porta
avvolto nell’asciugamano. «Nonna. Ma che hai fatto?» «Ho bruciato quel tuo vecchio, lurido cappellaccio; era proprio ora.» Bastoncello si precipitò vicino al fuoco. «Ma ABIGALLE?! Che ne è stato di Abigaílle? Lei vive nel mio cappello, lo sai! Oh nonna! Come hai potuto fare una cosa simile!» «Oh poveri noi!» disse Nonna Nodo impallidendo. «Non ci avevo pensato. Sono davvero costernata!» Bastoncello si precipitò fuori dalla porta e si rifugiò sul tetto della casa. Ci saliva sempre quando era triste, e non era mai stato più triste di quel giorno.
Se ne stava seduto lì fra un ramo e il comignolo quando un ragno si calò vicino a lui e si sedette. «Animo, su! Vedrai che troverai un cappello nuovo!» «Ma non potrò mai trovare un’amica come Abigaílle. ABIGALLE! Non sei stata incenerita allora!» Abigaílle spiegò che si era rifugiata sul tetto per via del trambusto. Poi cominciò a sfogliare il libro degli incantesimi. «Sto cercando di procurarti un cappello nuovo. Qui dice che dobbiamo far visita all’Uomo Fungo sulla Collina del Biancospino. Andiamo?» Scesero dal tetto e andarono in cerca dell’Uomo Fungo. Si lasciarono alle spalle il Bosco Intricato e cammina, cammina, al tramonto raggiunsero la Collina del Biancospino. E lì sull’uscio della grotta c’era l’Uomo Fungo che si stava godendo gli ultimi raggi di so Aveva il più bel cappello che Bastoncello avesse mai visto, color crema, fatto di un qualcosa di morbido
come il camoscio e con degli splendidi puntini arancioni. «Mi piace il tuo cappello» disse Bastoncello. «Mi ripara dalla pioggia», rispose l’Uomo Fungo. «Ma c’è un inconveniente: non me lo posso togliere dalla testa.»
«Io invece in testa non ce l’ho più, il cappello, perché la nonna l’ha bruciato durante le pulizie di Pasqua. Ma il libro magico di Abigaílle dice che tu potresti procurarmene un altro.» Il sole tramontò del tutto e la Collina del Biancospino fu sommersa dall’oscurità. «Oh, come vorrei essere a casa al sicuro nel nostro vecchio cappello», singhiozzò Abigaílle. E badate che non era una sua abitudine piangere così. «Allegri!» echeggiò la voce dell’Uomo Fungo nell’oscurità. «Presto sorgerà la luna e allora vedremo cosa si può fare…»
La luna salì alta nel cielo e tutta la Collina del Biancospino brillò di un color bianco argenteo. «Ooh», esclamò Bastoncello. «La terra sta tremando!» Una alla volta facce tonde di funghi di ogni specie spuntavano dal suolo e cominciavano a crescere sotto la luce della luna. E ognuno di essi aveva un cappello diverso. C’erano dei funghi alti come comignoli, altri a forma di mulino a vento, altri a forma di teiera con un beccuccio davanti, altri ancora
a forma di faro con una luce in cima. C’erano funghi a ombrello e a vaschetta per gli uccelli, funghi a forma di campanella e di campanone. «Scegli tu Abigaílle», disse Bastoncello. «Sei tu che ci devi abitare.» E allora Abigaílle chiese se poteva vedere l’interno di un cappello a forma di torta di compleanno e di un altro a forma di castello e di un terzo a forma di caffettiera. Ma li rifiutò tutti e tre. «Ma cosa cerchi Abigaílle?» chiese l’ Uomo Fungo.
«Beh, in realtà quello che mi piace di più è quello là» disse indicando un brutto fungaccio sformato in un angolo della collina. Era esattamente uguale al vecchio cappellaccio di Bastoncello, con l’unica differenza che aveva un campanellino in cima. «Ti dispiacerebbe molto di avere lo stesso tipo di cappello, Bastoncello?» «Ma se l’ho adocchiato fin dal primo momento! Credevo che tu volessi cambiare!» E, completamente d’accordo, scelsero quello.
L’Uomo Fungo scosse via la rugiada dal cappello, lo mise in testa a Bastoncello e Abigaílle vi scivolò dentro. Salutarono e ringraziarono l’Uomo Fungo e partirono. All’alba erano di ritorno nel Bosco Intricato. La luce era accesa nella casa-albero. Nonna Nodo aveva vegliato tutta la notte. «Oh, non ho potuto chiudere occhio» disse a Bastoncello. «Ho continuato a pensare a quel povero ragno e alla fine terribile che ha fatto.» E si soffiò rumorosamente il naso. Poi vide il cappello nuovo. «Ma dove hai preso quel cappellaccio? È più malmesso ancora dell’altro! Ma cosa c’è dentro?» Abigaílle tirò fuori la testa dalla finestrella nel cappello e sventolò una zampa in segno di saluto.
«Ooh! Ma è quel ragno schifoso! Oh, povera me, è il suo fantasma! È tornato per perseguitarmi!» La faccia di Nonna Nodo era così comica che Bastoncello e Abigaílle cominciarono a ridere e non riuscivano più a frenarsi. «Tu, cattivaccio! Tu, ragno orribile! Io ti brucio col…» «Piano, nonna, piano», disse Bastoncello. «Ora basta bruciar cappelli.» Allora Nonna Nodo si ricordò di come era diventata triste dopo aver bruciato il primo cappello. Così sorrise, sorrise tanto e poi tanto che finì col ridere rumorosamente. Anche Abigaílle e Bastoncello ridevano, e il campanellino in cima al cappello tintinnava allegramente. E… volete saperlo? Tutti gli abitanti del Bosco Intricato lo sentirono e risero anche loro.