Il giullare mingherlino

Il giullare mingherlino

I Raccontastorie – Fascicolo 9

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      09-03 - Il giullare mingherlino e il castello scomparso

 

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Nel piccolo aeroplano, Giullarino chiuse gli occhi, terrorizzato per la sua povera vita in pericolo. Non era mai stato in giro per il mondo prima di allora. «S-s-spero solo che il Comandante Piendivento sappia d-dove va», pensa.

Invece, il Comandante Piendivento non aveva idea di dove stesse andando. Cercava disperatamente di evitare dei rami enormi che sembravano piombargli davanti dal cielo. «Chiedo scusa per questo volo un po’ accidentato, vecchio mio!» grido. «Sara meglio che voliamo un pò più bassi.»

Ciò che segui fu un incubo per Giullarino. Poi, all’improvviso, si trovarono in un folto garbuglio di ramoscelli e foglie.

L’aria si riempi del ronzio di migliaia di insetti che schizzavano via in ogni direzione.

Un momento dopo stavano scendendo a capofitto su uno stagno pieno di pesci e le ali dell’aereo quasi toccavano l’acqua. «Attento alle r-r-rocce!» strillò Giullarino.

Risalirono nuovamente, veleggiando, facendo capriole e sfiorando ogni angolo del giardino. Ma del castello scomparso nemmeno l’ombra…

 

Infine, le parole the Giullarino tanto desiderava si fecero sentire… «Tieniti forte!» strillò il Comandante. «Stiamo atterrando»


Pochi secondi dopo atterravano sul tetto di un capannone. «E’ inu-nutile», bofonchiò Giullarino, barcollando fuori dall’aeroplano. «Abbiamo g-guardato d-d-dappertutto!» Ma il Comandante Piendivento non si arrendeva così facilmente.

«C’è un posto dove non abbiamo cercato», disse guardando sotto di sè. E v-vero!» esclamò Giullarino, «nel ca-ca-capannone! Presto, andi-diamo!»

Scivolarono giù lungo una grondaia e guardarono dentro. «Per Giove, Giullarino, ecco il tuo castello!» E infatti c’era un castello sul tavolo. Solo che era tutto dipinto di un brillante rosso lacca. II povero Giullarino era delusissimo. «No, no, te-temo che q-q-questo non sia il m-mio c-castello.»

Con fatica si arrampicarono nuovamente sul tetto del capannone. «Mi dispiace, vecchio mio» disse il Comandante. «Credo che faremo meglio a tornare. Sta diventando buio.» E per di più cominciava a piovere.


L’aeroplano decollò dal tetto, ma malgrado gli occhialoni il Comandante non riusciva a vedere dove stessero andando.

All’improvviso si udì un rumore assordante e uno stridio acuto. Piume scure volavano per l’aria: si erano scontrati can un enorme uccello nero. «L’ala destra si è rotta», vociò il pilota. «Ma credo che ce la faremo lo stesso.» «L-lo s-s-spe-pero», sospira Giullarino.

E di nuovo l’aereo sali verso il cielo. Erano bagnati fradici entrambi quando finalmente rientrarono dalla finestra e atterrarono sani e salvi sul pavimento. In lontananza udivano una folla di gente festante che applaudiva. II Comandante Piendivento salta giù dall’apparecchio per investigare.

«Salve, Gualtiero!» gridò. «Cos’e tutta questa allegria?» «E’ per Giullarino» ridacchia il pagliaccio. «Ha vinto il concorso per la casa più bella! Ma non riusciamo a trovarlo da nessuna parte!»

II Comandante Piendivento corse ad aiutare l’inzuppato Giullarino ad uscire dall’aereo. vecchio mio!» esclama concitato. «Ho una sorpresa per te.» Giullarino non credeva ai suoi occhi. Proprio di fronte a lui si ergeva il castello rosso lacca con le torrette scintillanti e le bandiere candide come la neve!

Giullarino era sbigottito! Quando si riprese, la cerimonia di consegna del primo premio era già finita e la folla festante era andata a consegnare il secondo premio. Giullarino salutò il Comandante ed entrò nella sua casa nuova fiammante. Ma dentro, tutto era esattamente come nel suo vecchio castello. «Che-che s-strano», pensò «Questo è il mio vecchio castello».

«Non av-vrà b-bisogno di nuovi libri di av-avvent-ture per un bel po-po’ dopo qu-quelle che ho p-passato. Ho solo bi-bisogno di dorm-mire.» Ma c’era una cosa che doveva fare prima di andare a letto. Giullarino si sedette a scrivere una lettera molto importante.